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Butterfly Project: quando il talento universitario incontra il mondo del lavoro

Enzo Troncone ha lanciato con altri tre colleghi un progetto innovativo che collega lʼambiente universitario a quello industriale per tradurre in progetti tesi, idee e brevetti. Tgcom24 lo ha incontrato

Dal Web

Enzo Troncone ha solo trent'anni, ma una vita da raccontare. Quinto di otto figli, tutti laureati, è nato a Bovino, piccolo paese in provincia di Foggia. Ingegnere gestionale ed ex allievo della scuola militare “Nunziatella” di Napoli, attualmente è Project Management Engineer in Saipem (Eni). Con un anno di Erasmus in Romania, la tesi di laurea pubblicata in America e un Dottorato in Tecnologie e sistemi di produzione in corso presso l'Università Federico II di Napoli, Enzo ha sempre dato il meglio di sé.

Insieme al fratello e ad altre due colleghe ha deciso di lanciare il “Butterfly Project” ossia un progetto pilota finalizzato alla valorizzazione delle tesi di laurea e di dottorato in ambito tecnico-scientifico. Si ispira a Enrico Mattei perché “era in grado di vedere le opportunità laddove gli altri non vedevano nulla” e dedica il suo lavoro alla mamma che è scomparsa pochi mesi fa e gli ha insegnato a credere nei propri sogni.

Cos'è il Butterfly Project?
È un progetto pilota per la costituzione di una Linkage organization, ossia una struttura in grado di collegare il mondo universitario e della ricerca a quello industriale. Nello specifico si pone come scopo quello di selezionare e sviluppare le tesi di laurea che abbiano un alto potenziale innovativo, attraverso un percorso di supporto al ricercatore che parta dall' analisi delle condizioni di brevettabilità dell' idea progettuale, la definizione di un business plan, fino alla diffusione dell'idea-progetto attraverso un adeguato piano di comunicazione dei risultati raggiunti.

Cosa vi ha spinto a far partire questo progetto?
Oltre a me e mio fratello, anche altri nostri colleghi erano studenti di dottorato e si è presa coscienza che all'interno di questo ambiente e in quello universitario più in generale, esiste un enorme capitale intellettuale che spesso va disperso o non utilizzato in modo opportuno. Ambiente che non è per nulla collegato in modo diretto al sistema industriale italiano. C'è, dunque, un anello mancante che deve essere colmato dal Linkage Organisation che funge da trait d'union tra la ricerca e l'industria.

Come è nata l'idea?
È nata dal fatto che, trovandoci a parlare tra giovani professionisti che vivono a cavallo tra l'ambiente universitario e la libera professione, ci si è resi conto dell'importanza dell'interdisciplinarità tra i due campi. Così abbiamo dato vita all'associazione Collaboration World con l'obiettivo di valorizzare le diversità professionali dei membri, scambiare punti di vista e aiutare i ragazzi che si avviavano come noi nel mondo del lavoro. Da qui poi è partito il Butterfly Project.

Quanti siete e che ruoli avete all'interno del gruppo?
Siamo quattro membri interni più quattro collaboratori esterni. Ci sono io, poi c'è mio fratello Stefano Troncone che è un progettista inventore oltre che un ingegnere meccanico: lui ha il compito fondamentale di guidare la selezione delle ricerche e della tesi; c'è Angela Fumarola che è un ingegnere gestionale esperta in business plan e Laura Mariano che ha il compito di curare il piano di comunicazione individuale per ogni idea. A parte noi quattro ci danno un grande aiuto Javier Monferrer, Mariagrazia Naclerio, Andrea Pardo e Zachary Shore per temi specifici e internazionalizzazione.

Quali enti supportano il Butterfly Project?
Abbiamo sostegno dai Dipartimenti dell'Università di Napoli, Salerno e Bari, dall'Università del New Hampshire, dalla Confindustria di Foggia, Bari e Barletta, dal Gal di Meridaunia, dall'associazione Alumni Ipe, da Idea, Tera e Numidia Srl, da Emmegi 2000 e da Ciaopeople.

Che prospettive offre il mercato estero?
Noi ci affacciamo agli Stati Uniti perché è un mercato di potenziali investitori a cui proporre idee che poi si potrebbero sviluppare in Europa. Ci siamo anche mossi in Spagna, porta d'ingresso al Sudamerica, che presenta molti aspetti simili all'Italia.

Quali opportunità lavorative può aprire il Butterfly Project?
Sono duplici, sia per le università che per le imprese coinvolte. Le aziende hanno la possibilità di sviluppare soluzioni tecnologiche innovative, ampliando i propri prodotti e riducendo i costi; ottenere informazioni strategiche acquisendo vantaggio competitivo; entrare in contatto con capitale umano ad alto potenziale e ampliare il proprio network ed avere visibilità sulle attività svolte con il Butterfly. Tengo a sottolineare, inoltre, il valore sociale del progetto che mira a diminuire la distanza tra l'università ed il mondo del lavoro, valorizzando la conoscenza in quanto valore e la ricerca in quanto risorsa; migliorare ed indirizzare le tesi di laurea e di dottorato alle reali esigenze del mercato; avviare lo studente al mondo del lavoro, creando concrete opportunità professionali già durante la tesi laurea, creare start-up innovative, promuovendo le innovazioni sociali e dare visibilità a giovani professionisti.

Cosa vi aspettate da questa esperienza?
Di creare una vera e propria Linkage organization e di lanciare un segnale ai giovani italiani: il futuro si costruisce con le proprie mani.