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La Corte dei conti "boccia" la politica del rigore del governo Monti: rimane il rischio recessione

"Cʼè il timore di un corto circuito con la crescita". E le tasse sono troppo onerose

Afp

Il pericolo di un "corto circuito tra rigore-crescita" non è dissipato nell'impianto del Def 2012-2015.

Lo sostiene il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nel corso dell'audizione sul Def alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Per Giampaolino l'urgenza del riequilibrio dei conti ha creato "una pressione fiscale già fuori linea nel confronto europeo" generando "le condizioni per ulteriori effetti recessivi".

Giampaolino ha poi spiegato che il Documento di Economia e Finanza è "impegnato a definire il profilo di avvicinamento al pareggio di bilancio in un arco di tempo molto breve".

"La ristrettezza dei margini temporali, imposti dalle intese europee complica infatti la realizzabilità di una strategia di politica economica nella quale si compongano le esigenze di riequilibrio del bilancio con quelle della ripresa economica, affidata alle riforme strutturali".

Secondo il presidente della Corte dei Conti, nel periodo di riferimento del Def, la politica di bilancio "deve confrontarsi con un abbassamento, in parte inatteso, delle prospettive di crescita anche a livello internazionale".

Nel 2013 gli effetti recessivi delle manovre brucerebbero oltre 37 miliardi di euro, sottolinea ancora Giampaolino, lanciando un vero e proprio allarme. "Prendendo a riferimento il 2013 - l'anno del 'pareggio' - si può calcolare - ha concluso - che l'effetto recessivo indotto dissolverebbe circa la meta' dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio".