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A Milano diventa anche tu fotografo con un clic

Un diario fotografico "Social" di Niki Francesco Takehiko

Gianni Marussi

A Milano, all' Associazione Culturale Giappone Arte, il diario fotografico, in versione social network, del fotografo giapponese Niki Francesco Takehiko. Un fotografo famoso che lavora per molti importanti riviste e giornali Internazionali. Ma in questo caso ha scelto la rete e in particolare l'utilizzo del "mi piace" sul social network Facebook. La mostra sarà aperta fino al 7 luglio. 

Nel maggio del 2002 ho presentato Niki alla sua prima mostra milanese. Era un giovane dai capelli ispidi e neri, come i suoi occhi vivaci ed intensi. Lo incontrai nel dojo dell'artista giapponese Akira TatsumuraEra appena arrivato dal Giappone, conosceva poco la nostra lingua e nessun italiano. Frequentandoci ho visto in quegli anni crescere il suo lavoro di fotografo. Mi colpiva questo suo modo di vedere la città. Con stupore ho riscoperto la magia di Milano, e perchè no, anche un suo lato mistico. 
Un modo di raccontarla in una dimensione quasi da sogno, un modo di descrivere innamorato e puntuale, quasi fosse un Goethe o uno Stendal dagli occhi a mandorla. Un modo antico di raccontare, di soffermarsi, di meditare su ciò che ci circonda e di cui facciamo parte. Le sue immagini sono un invito alla riflessione, a rapportarsi, in un modo più profondo, alle cose ed alle persone. Alcuni pensano che in talune immagini ci sia l'aiuto di una rielaborazione digitale, per ottenere questi effetti ''miracolosi'', come nel caso della Madonnina del Duomo che appare imperiosa in controluce sulla luna piena che fora le nuvole grigie. Si tratta ovviamente di tutt'altro. E' come se le immagini andassero verso di lui, come se quella particolare situazione che si andava creando fosse là proprio per essere colta da lui. Il cavalletto trovato abbandonato per strada, la coincidenza di avere dietro con se un teleobiettivo potente, ha fatto sì che quell'immagine potesse essere fissata alle 19 di quella sera.

Ora a più di dieci anni di distanza ci ritroviamo sempre a Milano con Francesco Takehiko. 
Questa mostra si colloca perfettamente nel contesto di questa enciclopedica 55. Biennale di Venezia. Il tema proposto da Niki è quello di catalogare emozioni le più disparate e condividerle sui suoi social network. La differenza con quanto presentato a Venezia è la sua attenzione per il bello. Canone per lo più dimenticato dagli operatori contemporanei. 
Nel Padiglione del Giappone, quest'anno di molto sotto tono, avrebbe rappresentato perfettamente lo spirito enciclopedico della Biennale, che vede anche 
in molti padiglioni nazionali ospiti artisti di altre nazionalità e che, in questa contaminazione, cercano forse una svolta a quello che nazionalmente e valorialmente non riescono a rappresentare. 
Niki, che dal Giappone si è fatto pellegrino del mondo, avrebbe ben incarnato questo spirito.
La decisione di far scegliere agli amici, con un clic, le loro preferenze, ne tramuta in realtà in immagini specchiate che ne rivelano l'essenza, la loro personalità. Come se alle tavole di Rorschach, lui sostituisse le propri immagini e nel riconoscersi in esse si determinasse la visione della personalità dello spettatore.
Censisce il bello con il suo clic sulla macchina fotografica, lo inserisce nell'abbecedario della vita,
della sua energia che scorre e si manifesta in eterno mutamento. Poi nei social network lo condivide,"Mi piace".