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Addio a Ray Bradbury, lo scrittore del futuro

Lʼautore di Fahrenheit 451 è morto a 91 anni a Los Angeles. Da anni era malato e su una sedia a rotelle

Ap/Lapresse

"Abbiamo troppi telefonini. Troppo Internet. Dobbiamo liberarci di quelle macchine. Abbiamo troppe macchine, ormai". Parlava così nell'ultimo periodo Ray Bradbury, il grande scrittore statunitense scomparso oggi a Los Angeles all'età di 91 anni.

Sembra strano attribuire queste parole all'ideatore di Fahrenheit 451, il romanzo futurista in cui i pompieri appiccano i l fuoco invece di spegnerlo con l'obbiettivo di far scomparire i libri, materiale pericoloso perché in grado di far riflettere. Eppure chi conosceva Ray sa del suo rifiuto dell'etichetta di autore di fantascienza. Preferiva quella di scrittore fantasy. La fantascienza racconta quel che potrebbe accadere e, a parte Fahrenheit 451, i suoi libri parlano di cose che non possono accadere.

E dire che proprio quel libro del 1953 è rimasto nell'immaginario di tutti. Forse perchè 59 anni fa lo scrittore raccontava nei minimi dettagli la tv a schermo piatto, il walkman, gli auricolari. Oltre a quel capolavoro anche Cronache Marziane e L'uomo illustrato. Era malato da anni, un ictus nel 1999 l'aveva costretto su una sedia a rotelle e la morte della moglie quattro anni dopo l'avevano profondamente segnato. Ma continuava a scrivere, a pubblicare, a polemizzare e a immaginare il futuro.

"Seguo un unico comandamento, da quando avevo vent'anni, che ho trovato in un libro di Somerset Maugham", aveva detto in un'intervista a Il Foglio del 2002. "Non guardare a destra o a sinistra. Guarda dritto, davanti a te, finisci il tuo lavoro, divertiti lavorando, fai quello che vuoi fare e non fare quello che altri vogliono che tu faccia. Non l'ho mai fatto, in tutta la mia vita. Non mi sono curato di accontentare né i miei editori né i miei amici. Non mi sono lasciato imporre che cosa scrivere né quando. Ho scritto sempre per la mia personale felicità, per accontentare me stesso".