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Lavoro, il Coronavirus e la corsa allo smart working: cos'è e come funziona

Arianna Visentini (Variazioni Srl) mette in guardia: "Non confondiamo le misure dʼemergenza di questi giorni con il vero lavoro agile"

Smart working, benessere, salute, lavoro, vademecum
Istockphoto

Con le misure di contenimento sanitario del Covid-19, il virus che sta mettendo in ginocchio l'Italia e l'economia mondiale, molte aziende hanno dovuto prendere decisioni drastiche, chiudere per quanto possibile gli uffici e chiedere ai propri dipendenti di lavorare da casa. Una modalità per certi versi simile, ma non del tutto uguale, allo smart working, introdotto nel nostro paese da la legge 81 del 2017. Arianna Visentini, amministratore delegato e presidente di Variazioni Srl, spiega: "Prima dell'emergenza Coronavirus erano circa 580mila le persone che lo adottavano, dalle ultime stime sappiamo che potenzialmente, nel nostro Paese potrebbe riguardare 8 milioni di lavoratori."  

Corriamo però, un pericolo. Continua Visentini: "Quello che vediamo attualmente è un piano B. Lo smart working va pensato, progettato. Il rischio è che chi lo sperimenta in queste condizioni forzose non riesca ad apprezzarne i vantaggi che sono tantissimi e per tutti. In media i lavoratori risparmiano 90 minuti di viaggio e 60 chilometri al giorno, circa 25 euro di baby sitter o doposcuola, Le persone sono più produttive e la qualità del lavoro migliora. Le aziende possono razionalizzare gli spazi. L'ambiente è il terzo beneficiario: possiamo abbattere le emissioni di Co2 in maniera importante".

 

In Italia dobbiamo fare i conti però, con un pregiudizio duro a morire, Prosegue Visentini: "Le nostre realtà organizzative sono molto ancorate alla presenza fisica e ci siamo adagiati sul paradosso per cui la presenza in ufficio, il timbrare il cartellino, garantisca i risultati. Siamo da sempre in coda nelle classifiche di produttività. Il lavoro agile invece, ci impone di avere dei sistemi di misurazione della performance, le persone devono imparare a lavorare in maniera autonoma".

 

Le aziende che non hanno mai pensato di adottare lo smart working ma che in questo momento di paralisi nazionale sono costrette a fare i conti con questo tema, possono sfruttare l'occasione come test: "Possono approfittare di una normativa agevolata e semplificata, dice ancora Visentini. Fino al 31 di luglio possono usare le semplificazioni introdotte con il decreto del 2 marzo, e caricare delle autocertificazioni, quindi meno burocrazia e tecnologie minime. Il consiglio è di spiegare bene alle persone come lavorare a distanza, di fare formazione, senza dare nulla per scontato. L'autonomia può disorientare i lavoratori. Non dobbiamo scambiare questo periodo per il vero smart working che di solito rappresenta 3 o 4 giornate al mese".

 

Guarda l'intervista integrale ad Arianna Visentini, amministratore delegato e presidente di Variazioni Srl:

 

 

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