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Whirlpool, dal primo novembre stop attività nello stabilimento di Napoli | Patuanelli: "Atto unilaterale"

Per lʼazienda le misure messe in atto dal governo "non sono risolutive" e la gestione del sito partenopeo non è più sostenibile. Protestano lavoratori e sindacati

Il brutto sogno dei 420 lavoratori della Whirlpool di Napoli dura ormai da 138 giorni e rischia di trasformarsi presto in un ancora più amaro risveglio.

Nonostante un cambio di governo, un piano di incentivi del valore di 17 milioni inserito nel dl Imprese e diverse offerte di supporto - da parte anche del nuovo esecutivo - l'azienda non ha cambiato idea e dal primo novembre fermerà la produzione partenopea di lavatrici.

L'incontro tenutosi a Palazzo Chigi alla presenza del presidente del Consiglio e del ministro dello Sviluppo economico "non è stato positivo", come ha detto lo stesso Stefano Patuanelli. E l'azienda "non ha fatto alcun passo in avanti", ha poi chiarito anche il premier Giuseppe Conte. L'idea di riconvertire completamente lo stabilimento, passando dalla produzione di lavatrici a quella di container refrigerati (con la cessione del sito alla Prs di Lugano): "E' l'unica soluzione in grado di garantire la salvaguardia occupazionale e la sostenibilità nel lungo periodo dello stabilimento", ha tuonato per l'ennesima Whirpool Emea.

 

Secondo la multinazionale, infatti, le azioni messe in campo dal governo non "sono risolutive" e non bastano a contrastare la crisi strutturale che sta vivendo lo stabilimento partenopeo. La fabbrica, infatti, starebbe già operando al di sotto del 30% della sua capacità di produzione a causa del drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma. Il governo, però, la vede in maniera completamente diversa e - con le parole del ministro Patuanelli - ha definito la cessione del ramo d'azienda alla Prs, un'operazione "sostanzialmente verso l'ignoto".

 

La presa di posizione della multinazionale, descritta come un atto unilaterale sia dal governo che dai sindacati, ha subito scatenato le proteste dei lavoratori che hanno prima bloccato per quasi due ore l'autostrada di Napoli e poi indetto uno sciopero a oltranza per la fabbrica di via Argine. Sia il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, sia il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, hanno immediatamente chiesto un incontro urgente al governo per individuare soluzioni alternative alla cessione dello stabilimento. Anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha auspicato che si recuperi presto "un filo di dialogo tra governo e la Whirlpool, nell'interesse di tutti, dell'azienda e dei lavoratori".

 

I sindacati, intanto, hanno stigmatizzato il comportamento della multinazionale di elettrodomestici e stanno valutando azioni di mobilitazione che coinvolgano i lavoratori di tutto il gruppo Whirlpool. La chiusura del sito "è una scelta scellerata" secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che parla anche di "mancata incisività ed efficacia" dell'azione del governo nel far rispettare l'accordo firmato un anno fa. Per la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, la decisione dell'azienda mette a rischio tutti i 5.000 lavoratori del gruppo in Italia. La situazione degli operai di Napoli è, poi, per la segretaria nazionale della Fim Cisl, Alessandra Damiani, una vera e propria "bomba sociale pronta a esplodere. E di cui Whirlpool e' l'unica responsabile".

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