A Sanremo è un trionfo del "Fazional-popolare"
La ricetta del conduttore, alla fine, si rivela vincente. Dirompente Luciana Littizzetto. Ma siamo sicuri che le scelte musicali siano state quelle giuste?
Era partito maluccio questo Festival, imballato, poco fluido e ulteriormente appesantito da un interminabile Maurizio Crozza decisamente fuori forma, al di là dei contestatori e delle contestazioni portatrici insane di polemiche inutili e sterili.
Da "Quelli che il calcio" ad "Anima mia", fino ad arrivare a "Che tempo che fa", Fazio ormai ricalca uno schema che -cosa rarissima, neanche fosse una tempesta di meteoriti- riesce a mettere d'accordo pubblico e critica. Uno schema che fiorisce con la ricerca della qualità attraverso quello che di più popolare la cultura riesce a offrire e con l'elevazione della memoria collettiva a soggetto e hon più a oggetto. Il nazional-popolare che mai era stato digerito da Pippo Baudo, nella mani e nella testa del conduttore ligure muta geneticamente e, come ha scritto qualcuno, anche linguisticamente diventando Fazional-popolare. Fabio insomma cerca di accontentare tutti, dalla casalinga di Voghera all'hipster, dai fan della melodia e dei talent-show a quelli dell'indie-rock.
E se con gli anni questo buonismo culturale si è un po' stancato e ha stancato, all'Ariston è stata la Littizzetto a dare la scossa. Il risultato è stato una Casa Vianello all'ennesima potenza, magari senza il garbo e l'ironia sottile dell'originale, ma dirompente, accesa. Non dimentichiamo Elio e le Storie Tese, se questo Festival verrà ricordato sarà anche merito loro. I numeri, alla fine hanno ragione a Fazio & Co. con ascolti di tutto rispetto, robe da livelli record se paragonati a quelli degli ultimi dieci anni.