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Maurizio Costanzo: "Il futuro della televisione italiana? E' nel Web"

Il giornalista racconta a Tgcom24 in che direzione va il piccolo schermo

Maurizio Costanzo traccia a Tgcom24 un quadro della televisione generalista e digitale di oggi, passando per la radio.

"Il futuro della tv è nel Web e proprio da lì si troverà il conduttore del futuro". Cosa rimpiange del piccolo schermo di 60 anni fa? "La funzione pedagogica". I format brevi sono possibili in Italia? "Finché ci sarà la guerra per lo share, no".

Maurizio Costanzo: "Il futuro della televisione italiana? Eʼ nel Web"

Come mai il ritorno alla radio?


Mi piace l'idea di lanciare dei temi da sviluppare coi radioascoltatori. Ho avuto conferma di quanto Rtl 102.5 sia diffusa nel territorio, mi arrivano migliaia di messaggi e questo re-incontro con la radio è un qualcosa di insperato.

Ascoltando le storie dei radioascoltatori, qual è il polso del Paese?


Da quello che ho intuito con 'Radio Costanzo Show' (ogni lunedì dalle 19 alle 21, ndr), la gente è più fiduciosa di quanto pensassi. Parlo molto dei sentimenti, anche se qualcuno ogni tanto tenta un attacco politico, ma è normale accada. In tutti comunque noto una certa voglia di ricominciare...

Lei ha posto le storie del pubblico al centro del Costanzo Show. Un antesignano dei reality?


In effetti devo dire non pensavo ci potesse essere con questa trasmissione e la volontà di rimettere al centro le persone, una parentela con i miei programmi precedenti. In parte quanto fatto al Costanzo Show aveva un qualcosa dei reality. C'erano degli sconosciuti che parlavano di loro stessi, diventando protagonisti della trasmissione. Ancora prima nel 1976 l'avevo fatto con 'Bontà loro' quando assieme a due ospiti noti, mettevo un personaggio anonimo, scompaginando tutte le carte.

La televisione oggi come si sta trasformando?

Questa televisione non può che andare incontro ad una mutazione con l'inserimento nel Web. La tv generalista ancora riesce a catalizzare un pubblico adulto, i giovani si riversano sul Web e proprio questo è il futuro.

Manca ancora qualcosa?


L'impossibilità di fare il varietà, mancano gli autori. Oggi ci si riversa solo su fiction, game show e talent.

Il digitale ha lo stesso pubblico della generalista?


Penso abbia un ventaglio più largo di offerte ma inevitabilmente si sta avvicinando alla generalista. Vedo comunque una bella programmazione in giro e con tanta roba bella.

A proposito di punti di contatti generalista/digitale. E' il caso del pomeridiano di Amici su Real Time?


Su Real Time c'è un altro pubblico ancora, più avvezzo alle novità, più consapevole. Passare a i canali digitali non è facile per le persone un po' avanti nell'età che non riescono a smanettare il telecomando.

C

ome mai i format brevi che all'estero durano massimo 50/60 minuti, in Italia sforano le tre ore?


Non ho mai capito questa insistenza ad allungare i tempi. È una abitudine dei conduttori che vogliono 'fregare' il concorrente. E lo so bene perché con il Costanzo show in seconda serata, spesso sono dovuto intervenire per cercare di andare in onda in un orario consono. Dopo una soglia oraria c'è la tendenza a voler captare più pubblico e share, questo impedisce lo sviluppo di quello che viene dopo e, infatti, la seconda serata va in onda in ore assurde.

Ricorrono i sessant'anni della tv. Da allora ad oggi c'è qualcosa che si è perso?


Rimpiango la tv pedagogica. La possibilità che sia strumento di insegnamento. Basterebbe poco per creare una trasmissione con questa intenzione. Ma devono essere progetti mirati ad un pubblico giovane, con un linguaggio moderno. Ho discusso spesso per realizzare tutto ciò...

Ha diretto Canale 5 dal 1997 al 1999. E' un ruolo difficile?


Difficile ma anche stimolante, la costruzione di un palinsesto ha sempre esercitato su di me un grande fascino. La tv è realizzazione di idee, proprio in questo momento c'è bisogno di questo.


Cosa le piace in tv in questo momento?


Le novità cerco di guardarle alla prima puntata per capire. Ma a me piace saltellare un po' qui e lì da Quarto Grado a Ballarò e anche Le Iene.

C'è un presentatore giovane che potrebbe avere successo?

Sicuramente c'è ma sul Web e nei canali digitali, non sulle generaliste. Anche Alessandro Cattelan è bravo ma non lo considererei proprio un debuttante.


Ha passato quasi tutta la sua vita a far domande. Cosa chiederebbe a Renzi?


Gli chiederei di non deludere le aspettative degli italiani.