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Calcio, quanto valgono gli sponsor sulle maglie? Ecco la top ten dei club più ricchi

Il Barcellona ha appena firmato un super contratto con Rakuten ma gli incassi maggiori sono quelli del Manchester United. Molto distanti, invece, i numeri delle squadre italiane

Calcio, quanto valgono gli sponsor sulle maglie? Ecco la top ten dei club più ricchi - foto 1
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I nomi degli sponsor sulle maglie delle squadre di calcio non sono un dettaglio: quelle scritte sui colori sociali possono valere fior fior di milioni e la speciale top ten dei club più ricchi grazie ai marchi è guidato dal Manchester United, seguito da Barcellona e Chelsea.

Molto diversa la situazione dei club italiani con Juve e Milan davanti all'Inter e il caso particolare del Sassuolo che è, in teoria, la squadra più ricca della Serie A.

Il valore della maglia. Quante volte nel calcio si sente questa espressione riferita alla storia, alla tradizione e ai colori di un club. Le casacche indossate dai calciatori hanno un significato particolare, passionale e nostalgico potremmo dire, soprattutto per i tifosi ma negli ultimi anni abbiamo assistito a una vertiginosa crescita degli interessi legati agli sponsor, tecnici e commerciali, che appaiono sulle divise delle più importanti e note squadre di football. Spesso poi il nome del marchio che compare sul petto dei giocatori si lega indissolubilmente alla maglia stessa fino a creare un binomio indissolubile: basti pensare alla scritta "Buitoni" indossata da Maradona e compagni nell'anno dello storico scudetto del Napoli. Ma in realtà è molto meno romantico o evocativo il senso di una marca e di uno sponsor in bella vista a correlare la divisa di un club: la motivazione, naturalmente, è prettamente economica e le più importanti squadre del pianeta ne traggono benefici con parecchi zeri. 

Il Barcellona ad esempio, ha appena trovato un accordo con il colosso giapponese dell'e-commerce Rakuten, il cui nome comparirà sulla divisa blaugrana a partire dalla stagione 2017-2018 in cambio di 55 milioni all'anno. E pensare che i catalani fino a qualche anno fa non avevano voluto "sporcare" la loro maglia con il nome di alcuno sponsor: fino al 2006, anno in cui fu accettato il simbolo dell'UNICEF, nessuna scritta, infatti, era mai stata ammessa per 115 anni. Tradizione poi modificata nel 2015 con l'arrivo della Qatar Airways e i suoi 70 milioni annui di sponsorizzazione. Eppure la squadra allenata da Luis Enrique non è la più ricca: i 55 milioni di Rakuten, infatti, lasciano gli spagnoli al secondo posto della speciale top ten dei club che guadagnano di più dagli sponsor sulla maglietta. Il primato appartiene saldamente al Manchester United che incassa dalla Chevrolet la bellezza di 71 milioni all'anno. A completare il podio c'è un altro club inglese, il Chelsea, che per stampare il nome Yokohama Tyres sul blu della sua divisa riceve 55 milioni. Ecco la classifica completa dei 10 club più ricchi e che non comprende squadre italiane: 

1) Manchester United (Inghilterra): 71 milioni di euro all'anno da Chevrolet
2) Barcellona (Spagna): 55 milioni da Rakuten
3) Chelsea (Inghilterra): 55 milioni da Yokohama Tyres 
4) Arsenal (Inghilterra): 40 milioni da Fly Emirates
5) Bayern Monaco (Germania): 33 milioni da Telekom
6) Real Madrid (Spagna): 32 milioni da Fly Emirates
7) Paris SG (Francia): 28 milioni da Fly Emirates
8) Manchester City (Inghilterra): 27 milioni da Etihad Airways
9) Liverpool (Inghilterra): 27 milioni da Standard Chatered
10) Tottenham (Inghilterra): 21 milioni da AIA

E le squadre italiane? Da noi gli incassi sono ben diversi: i club più ricchi sono Juventus e Milan che hanno rivisto al rialzo i rispettivi accordi con Fiat e Fly Emirets arrivando a guadagnare 17 milioni annui (i bianconeri prima incassavano 13 e i rossoneri 12). Poi c'è l'Inter che ha rinnovato la sponsorizzazione con Pirelli per 10 milioni all'anno. Un caso a parte è il Sassuolo: il marchio Mapei sulle magliette neroverdi vale ben 22 milioni all'anno ma il dato di questa partnership è una cifra fuori mercato e particolare in quanto "lievitata", gonfiata, dal patron Giorgio Squinzi che usa suddividere le sue elar­gi­zio­ni tra ver­sa­men­ti in conto ca­pi­ta­le e spon­so­riz­za­zio­ne. Di fatto il presidente garantisce in questo modo gli investimenti per la sua società tramite una sorte di ricapitalizzazione sui generis che è cresciuta di pari passo con l'entità degli investimenti per potenziare l'organico e la società. E i risultati parlano chiaro e gli danno ragione.