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Boosting, il doping naturale e autolesionistico degli atleti paralimpici

Si tratta di una tecnica estremamente pericolosa: mette a rischio la salute degli atleti e può provocare un infarto

Boosting, il doping naturale e autolesionistico degli atleti paralimpici - foto 1
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Rompersi volontariamente un dito del piede, stritolarsi una parte del corpo paralizzata, effettuare un elettroshock ai testicoli e trattenere l'urina fino a far gonfiare la vescica in maniera spropositata.

Queste sono solo alcune delle pratiche del cosiddetto "boosting", una forma di doping naturale e autolesionistico utilizzato da certi atleti paralimpici per rendere le proprie prestazioni sportive migliori durante le gare. Si tratta di una tecnica altamente pericolosa e viene utilizzata da chi ha gravi lesioni al midollo spinale per aumentare pressione sanguigna e battito cardiaco. Il Comitato Paralimpico Internazionale ha deciso di inasprire i controlli a Rio 2016.

Le persone con gravi danni al midollo spinale hanno problemi ad adattare pressione sanguigna e battito cardiaco agli stimoli esterni (stimoli che possono provocare un'alterazione dei valori naturali). E' per questo che il loro rendimento è minore e la fatica maggiore. Per rimediare a questi limiti, alcuni atleti paralimpici si servono del boosting. L'innalzamento di pressione sanguigna e battito cardiaco dovuto all'autolesionismo porta a una scarica di adrenalina tale da migliorare le performance agonistiche del 25 per cento. Nonostante ciò, si tratta di pratiche estremamente dannose, che possono portare anche all'infarto.

La decisione del Comitato Paralimpico Internazionale E' molto difficile tenere sotto controllo il boosting nelle competizioni ufficiali, dato che si tratta di un doping naturale. Tuttavia, è una tecnica illegale e quindi il Comitato Paralimpico Internazionale ha deciso di introdurre nuovi test anti-boosting a Rio 2016. Già tra il 2008 e il 2009 gli atelti che utilizzavano le tecniche di autolesionismo erano il 16,7 per cento.