"Condizionato da spettacolo e doping"
In occasione dei 60 anni del Centro Sportivo Italiano, Giovanni Paolo II ha ricevuto nell'aula Paolo VI in Vaticano 7000 aderenti all'organizzazione ed ha rivolto loro un appello: "Lo sport, se vissuto secondo la visione cristiana, favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale". Poi una dura riflessione: "Il sistema dello sport sembra condizionato da logiche di profitto, spettacolo, doping, agonismo esasperato ed episodi di violenza".
Una festa in piena regola, una festa dello sport nella quale Giovanni Paolo II ha palato di valori, di che cosa significhi la cristianità applicata alla pratica sportiva. Attendendo l'arrivo del Papa giovani atleti si sono esibiti a suon di musica su un tappeto giallo e blu per giovani atleti: ragazzi e ragazze che hanno sollevato bilancieri dei pesi, fatto lotta greco-romana ju-jitsu, judo e karate: tute rosse e blu per lottatori e lottatrici, bianche e rosse per gli atleti del karate, bianche per quelli di judo, con sullo sfondo migliaia di fazzoletti blu e arancio, i colori del Csi, sventolati dai presenti, molti dei quali con indosso le magliette colorate delle società di appartenenza, nelle quali hanno mosso i primi passi, e' stato ricordato oggi, atleti come Facchetti, Signori e Moser.
"Ciascuno di voi - ha detto il Papa ai presenti - è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell'ambito sportivo. Voi siete ben consapevoli di questa singolare vocazione, e, nel progetto culturale sportivo dell'Associazione, affermate che non intendete esaurire la vostra presenza nella societa' italiana solo in funzione della promozione dello sport, ma volete contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso alla vita, il suo orientamento e la sua meta. Intendete così promuovere una mentalita' e una cultura sportiva che attraverso il 'fare sport', non solo 'il parlare di sport', faccia riscoprire la piena verità sulla persona".
"Con questo fine - ha aggiunto - il Centro Sportivo Italiano è nato sessant'anni fa: proporre ai giovani, allora segnati dalle conseguenze funeste della seconda guerra mondiale, la pratica sportiva non soltanto come fonte di benessere fisico, ma come ideale di vita coraggioso, positivo, ottimista, come mezzo di rinnovamento integrale della persona e della societa'. Il mio venerato predecessore, il servo di Dio Pio XII, chiese allora al vostro Sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo". Questa "resta oggi la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Nel nostro tempo il sistema dello sport sembra talora condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell'agonismo esasperato e da episodi di violenza. E' compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa 'principio generativo' di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo piu' sereno e solidale".