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Venezia 80, Priscilla Presley nel film di Sofia Coppola: "Elvis amore eterno"

Presentato in Concorso il film della regista tratto dalle memorie della vedova del re del rock'n'roll

Fotogallery - Venezia 80, il red carpet di "Priscilla"

A Venezia 80 c'era attesa per il nuovo film di Sofia Coppola, "Priscilla", tratto dalle memorie "Elvis and Me" della vedova del re del rock'n'roll.

La storia di Priscilla con la benedizione, bagnata dalle lacrime, della stessa moglie di Elvis, ha stregato la Mostra del Cinema e la stessa donna che, fin dai suoi 14 anni e per tutta la vita, ha amato uno dei più grandi miti di sempre della storia americana. Un film che dopo l'"Elvis" di Baz Luhrmann torna ancora a raccontarci Presley, ma da un'angolatura nuova.

 

 

Il film

  Tutta la vita davanti, le immagini scorrono, si rivede lei bambina a 14 anni a Wiesbaden nella base americana affascinata da Elvis Presley che nel 1959 era già famoso e lì faceva il militare nell'esercito, poi via via la loro storia unica mentre Elvis diventava the King con le fan fuori il cancello di Graceland a strapparsi i capelli e lei prigioniera in una gabbia dorata in attesa che lui la sfiorasse e ancora il matrimonio nel 1967 e nove mesi dopo la nascita di Lisa, poi la crisi e la scelta di lasciarlo nel '72.

 

 

Priscilla e l'amore per Elvis

  "E' difficile da guardare un film su se stessi, la propria vita, il proprio amore". La fine del film quando lei va via è la cosa che più mi ha emozionato": Priscilla Presley, 78 anni, non riesce a trattenersi, la commozione è troppo forte. A gennaio di quest'anno ha dovuto dire addio alla figlia Lisa Marie, morta per un'occlusione intestinale. Ha deciso di accompagnare a Venezia il film in gara per il Leone d'oro che è basato proprio sul suo libro di memorie, pubblicato nel 1985. "Hai fatto un lavoro bellissimo, hai fatto bene i compiti a casa" ha proseguito turbata.

 

"E' stato molto difficile per i miei genitori capire la storia mia e di Elvis, c'era una grande differenza di età, io ero al primo anno di superiori, e l'interesse che lui provava per me non era comprensibile. Ma io ero lì ad ascoltarlo, lui mi raccontava tutto, i suoi timori, le sue speranze, la perdita della madre che non ha mai superata, io gli davo conforto anche se avevo solo 14 anni. Era un'attrazione unica, non ho mai avuto sesso con lui come magari le persone potevano pensare, era gentile, rispettava la mia età, era un rapporto diverso e quando finì il militare mi chiamava dall'America continuamente raccontandomi tutto, la sua frustrazione come attore che era il suo sogno, non so perché si fidasse così tanto di me, forse perché io ero riservatissima, non mi confidavo con le mie compagne di scuola, e questo rapporto si è basato su questa complicità e riservatezza e così è andato avanti. E quando io sono andata via, 5 anni dopo il matrimonio, non era perché non lo amassi. Elvis è stato l'amore della mia vita ma non riuscivo più a condividere il suo stile di vita. Il nostro è stato un legame per sempre e mi sono assicurata che vedesse nostra figlia Lisa e così è stato", conclude la vedova tra le lacrime.

 

 

"Una storia di crescita" per Sofia Coppola

  Un anno dopo Elvis di Baz Luhrmann a Cannes, ancora Elvis al cinema ma visto da Priscilla, interpretato da due giovanissimi attori scelti "per freschezza, sensibilità", dice la regista, più che per somiglianza: l'americana Cailee Spaeny e l'australiano Jacob Elordi, che hanno avuto il via libera dal Sag-Aftra in sciopero in quanto produzione indipendente. Nel ripercorrere la storia della coppia, Sofia Coppola mette in scena quegli anni, quegli abiti (ci sono look griffati Chanel e Valentino) con una colonna sonora che si smarca dal rock'n'roll di The Pelvis per oscillare tra Frankie Avalon 'Venus' e la struggente "I will always love you" di Dolly Parton, e poi ricostruisce Graceland e in parte Las Vegas e Los Angeles, tralasciando tutto l'aspetto pubblico di Elvis per concentrarsi sul rapporto tra i due visto da lei. Spega la regista: "Un coming of age, una storia di crescita per raccontare come si forma una personalità, come si diventa chi si è, come si costruisce una identità forte. Penso anche al ruolo delle donne in quell'epoca, ai clichè familiare, a quello che la società si aspettava che facessero. Ma non è una storia femminista ma la storia di una ragazzina che diventa donna, di una fascinazione e di una favola d'amore che però viva via viene decostruita, anche con abusi mentali".

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