Pino Daniele, la forza del "Neapolitan Power"
Una carriera rivoluzionaria e innovativa nel solco della tradizione. Ecco perché la musica partenopea gli deve un grazie
Senza Zio Pino non esisterebbe la canzone napoletana moderna. Senza di lui la musica d'autore partenopea sarebbe rimasta ferma a quella classica. Il "mascalzone latino", mescolando la tradizione napoletana con il blues e il rock anglo-americano, è riuscito a ridare un nuovo suono e una forma alla canzone popolare. Una rivoluzione iniziata alla fine degli anni 60 con la Nuova Compagnia di Canto Popolare di Roberto De Simone e i Napoli Centrale del sassofonista James Senese. Ma è con Pino Daniele e la sua mitica super band (Tullio De Piscopo alla batteria, Rino Zurzolo al basso, James Senese al sax, Tony Esposito alle percussioni e Joe Amoruso al piano), che il cosiddetto "Neapolitan Power" ha avuto la sua massima espressione e diffusione, sino a travalicare i confini nazionali.
Pino Daniele è stato uno dei pochi artisti italiani capaci di confrontarsi e collaborare con musicisti del calibro di Richie Havens, Trilok Gurtu, Billy Cobham, Vinnie Colaiuta, Wayne Shorter e il suo amico Eric Clapton. La sua Napoli lontana dalla cartolina, dalla pizza e dal mandolino, si è fatta "carta sporca". Una poetica e una musica rafforzata dal dialetto napoletano, che per Pino non è mai stato un limite, ma una cifra stilistica che ha permesso alla sua musica di essere universale. La lezione Danielana è stata raccolta da generazioni e generazioni di musicisti, dagli Almamegretta sino ad arrivare a Clementino e Rocco Hunt. Tutti noi siamo figli di questo immenso Maestro, ed è per questo che oggi Napoli rimane orfana della sua voce più autentica, quella che più di ogni altra l'ha saputa raccontare nelle sue contraddizioni e nei suoi mille colori.
L'autore è il cantante degli 'A67, rock band di Scampia, e l'autore del libro "Camorra Sound"