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Nameless, l'elettronica "local" italiana conquista anche l'Olanda

La nuova edizione del Festival che si tiene a giugno a Barzio, nel Lecchese, è stata presentata durante il prestigioso Amsterdam Dance Event

Nameless, l'elettronica
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L'appuntamento è per il weekend dall'1 al 3 giugno del 2018.

Sono quelle le date della sesta edizione del Nameless Festival che si svolge a Barzio, nel Lecchese. Una kermesse in crescita costante, che nel 2016 ha portato nella valle 30mila persone, nel nome del paesaggio unico, del buon cibo ma soprattutto della musica elettronica di qualità. Per questo la nuova edizione è stata presentata in un appuntamento prestigioso come l'Amsterdam Dance Event.

Il ritrovo annuale europeo per gli amanti della musica elettronica ha quindi aperto le sue porte a questa realtà che, partita in sordina nel 2012, è cresciuta di anno in anno, affermandosi come un appuntamento unico nel suo genere. E che il livello sia alto lo certifica prima ancora che l'affluenza degli appassionati la fiducia della comunità locale, che dopo una prima, comprensibile, diffidenza, vede oggi nel Nameless un appuntamento irrinunciabile, un Festival il cui fatturato veleggia ormai sul milione di euro e il cui indotto porta ossigeno nelle casse comunali per quasi tutto l'anno.  

"Il Nameless è nato sull'onda dei grandi Festival dance che ci sono in giro per il mondo - spiega Alberto Fumagalli, fondatore e amministratore del Festival -. Siamo partiti come dei ragazzi che avevano un sogno e volevano realizzarlo. Così nel 2012 abbiamo provato a organizzare una prima edizione, a Lecco, raccogliendo 6mila persone. Quando poi la convenzione con Lecco è scaduta si è fatto avanti il Comune di Barzio e lì c'è stata la svolta: perché una location di questo tipo è unica e dà al Festival un valore aggiunto impagabile".

Nameless, l'elettronica
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Pur con un cartellone che per gli appassionati di musica dance ed elettronica offre il meglio del panorama internazionale (Chemical Brothers, Afrojack, Benny Benassi, Zedd solo alcuni dei nomi passati da qui), il punto di forza del Nameles è nel suo approccio originale alla forma festivaliera. "La svolta è arrivata dopo una chiacchierata con uno degli organizzatori del South by Southwest di Austin - spiega Fumagalli -. Ci ha detto 'Perché provate sempre a imitare i festival americani? Siete italiani e dovete fare un Festival all'italiana'. E così abbiamo puntato sulla caratterizzazione locale".

"Il binomio territorio-musica dance è indovinato - fa eco Alessandro Massara, ceo di Universal Music Italia, casa discografica che ha deciso di essere partner della kermesse -. Bisogna trovare una via italiana al festival e Barzio è un posto bellissimo, dove si mangia e beve benissimo". La major ha deciso di puntare sul mondo di riferimento del Nameless in modo discreto. "Sono sicuro che dalla musica elettronica possano arrivare le stelle della musica italiana di domani - sottolinea Massara -. Il supporto della nostro casa discografica si fa sentire ma senza il fiato sul collo, questi ragazzi devono avere la possibilità di crescere e, se è il caso, anche di sbagliare".

Nameless è anche un progetto a 360°, che ha visto nascere un'etichetta discografica ad hoc per gli artisti che si avvicinano a questa realtà. "A differenza del mondo hip hop, dove si viaggia in maniera autonoma, autoproducendo e distribuendo in Rete i propri lavori, nell'elettronica molti artisti cercano un'etichetta per sviluppare il proprio prodotto - spiega Federico Cirillo, direttore del Dance Department di Universal Music Italia -. Nameless Records è nata con l'intento di dare sicurezza a ragazzi che potessero sviluppare le proprie idee". Il tutto con tre linee guida fondamentali: "Vogliamo un'identità sonora, perché riconoscere un movimento ascoltando una canzone è una cosa fondamentale; non ci deve essere nessuna pressione; la passione è un ingrediente fondamentale".

Anche il nome "Nameless", pur con il suo appeal internazionale, è in realtà molto legato al territorio. L'idea iniziale infatti è quella di un riferimento all'Innominato, personaggio chiave de "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni. Da qui l'evoluzione è stata quella di indicare un luogo senza nome, definito dalla gente che lo popola. Ma qual è questa gente? E qui c'è l'altra peculiarità di questo evento. "Il nostro pubblico è estremamente vario ma gioioso e con un unico obiettivo: divertirsi - sottolinea Fumagalli -. La maggioranza è composta da ragazzi giovani, basti pensare che l'anno scorso ben 2.700 biglietti sono stati venduti grazie all'App18 realizzata dal governo, che concede un bonus ai 18enni. Ma ci sono anche tantissime famiglie perché ognuno qui può trovare il proprio motivo di benessere, che sia nella musica, nel buon cibo o nell'ambiente meraviglioso. Anche per questo si è creata una bellissima osmosi con la gente del posto". 

Fattore determinante è anche il prezzo più che abbordabile. "Tenere i prezzi bassi è stata una nostra politica sin dall'inizio - continua Fumagalli -. In particolare il biglietto per tutti e tre i giorni, che costa 57 euro. Perché chi viene al Nameless per un giorno se può si ferma anche dopo, perché è un'esperienza a tutto tondo, che non si dimentica".