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Eugenio Finardi ecco i miei "40 anni di Musica Ribelle"

Il cantautore presenta il suo nuovo progetto discografico in uscita il 28 ottobre e si racconta a Tgcom24: "Vorrei cominciare a coltivare...insalata"

"Sessant'anni è l'età in cui si devono realizzare i sogni, si organizzano i propri ricordi e il proprio passato".

Così Eugenio Finardi presenta il suo ultimo progetto "40 anni di Musica Ribelle", un cofanetto, che contiene quelli che lui definisce, "il mio tesoro, i miei gioielli di famiglia", ovvero i suoi primi 5 album targati Cramps (in uscita il 28 ottobre in vinile o cd), "Non gettate alcun oggetto dai finestrini", "Sugo", "Diesel", "Blitz" e "Roccando rollando" nelle versioni rimasterizzate.

Un'operazione nostalgia? Niente affatto dice il cantautore, che racconta come è nato il progetto: "L'anno scorso è successo una specie di miracolo, perché a 60 (anzi 64) ci si accorge che la vita è fatta anche di miracoli... A gennaio l'ex presidente Cramps Tisocco mi ha inviato i nastri originali di 'Sugo' e 'Blitz' e poi uno scatolone con un mucchio di fotografie dell'epoca...".

Il miracolo è stato quello, da lì è partito tutto. "Non si trattava solo di avere per le mani i nastri originali, è stato come attivare una macchina del tempo... In quelle registrazioni si sente tutto il fascino di una musica creata in sala di incisione da un gruppo di ragazzi giovanissimi, incoscienti ed arroganti, quasi spocchiosi, che da soli, senza produttori o arrangiatori, come un collettivo, cosa impensabile allora come oggi, hanno inventato un modo per fare rock italiano".

E questo rock italiano è tutto contenuto in questi 5 dischi digitalizzati con tecnologie all'avanguardia direttamente dai nastri originali proprio per assicurare l'autenticità del suono.: "I miei primi dischi della Cramps in un certo senso hanno segnato un momento preciso della musica italiana e forse un pochino l'hanno anche cambiata. Quello che volevamo era trovare una via italiana al rock, come Berlinguer ne voleva trovare una al comunismo.... Riascoltando le tracce di 'Musica ribelle' mi sono reso conto di cosa avevamo fatto, un rock con le radici italiane: avevamo la grinta dei Rolling Stones, ma con una frase di violino in stile barocco, usando al posto della chitarra elettrica mandolini elettrici, e come ho riscoperto dopo anni, un corno di muflone sardo....”

Che differenza c'è con la musica di adesso?
Un paio di settimane fa ho presentato insieme a Carlo Massarini un libro sulla storia del rock e in sala c'era anche Rivera, che ha parlato del calcio dei suoi tempi, basato sulla passione, un calcio ingenuo, pulito, semplice a differenza di quello di adesso costruito, artificiale, spesso corrotto. Ecco questo succede un po' in tutti i campi. Nel cinema, nella politica e purtroppo anche nella musica...

Non c'è nessuno che faccia oggi musica ribelle?
Magari anche sì, i rapper ade esempio, ma resta sterile, non si evolve, non c'è il senso di proiezione nel futuro che avevamo noi allora. Noi avevamo un'idea di futuro infinito, oggi il mondo pare avere una data di scadenza. E tutto ciò che si fa non riesce a passare dalla censura, che è molto più sottile di una volta. Oramai non si dice più 'non puoi dire quello', puoi dire qualunque cosa, però ti dicono 'sei un po' fuori mercato', 'la gente non ha voglia di sentire queste cose'. Ci sarebbe bisogno di una musica, che non solo esprima frustrazione e rabbia, ma che indichi delle possibili soluzioni e delle direzioni da prendere.


In quale fase della tua vita ti trovi adesso?
Ho 64 anni, ho superato la fase della competizione tra maschi, ho dimostrato quello che dovevo dimostrare, ho detto e fatto tutto, o quasi, quello che volevo fare. Adesso ho una grande voglia di viaggiare, di andare in Giappone ade esempio. Ho voglia di coltivare, di far crescere fisicamente qualcosa, insalata, pomodori, fiori, ho voglia di lavori manuali come quelli di falegnameria, di dipingere di sporcarmi le mani... mi piacerebbe avere un atelier.

Cosa pensi del Nobel a Bob Dylan?
Giusto e meritato, ma sospetto che gli sia stato dato anche come monito all'America di trump e mi diverte che lui lo stia snobbando ancora oggi... è difficile resistere alle lusinghe di un Nobel

Qual è la missione del cantautore e della musica?
Testimoniare. Come Medici senza frontiere la cui missione è "soigner et temoigner", ovvero curare e testimoniare. E come loro il cantautore "impegnato" deve testimoniare se stesso con grande onestà, trasmettere i propri sentimenti affinché gli altri possano usarli per decodificare i propri. Siamo dei succhiatori di esperienze e di emozioni, che poi dobbiamo riuscire a trasformare in qualcosa che tocca l'anima degli altri. La gente cerca l'identificazione, una risposta, se stessi..

 

In questo senso il nuovo cofanetto diventa quindi una testimonianza di un'epoca: "E' come il diario di un sognatore, ci sono ricordi, amori, ma anche passioni politiche: allora mi ritenevano un riformista di destra, oggi sarei un extraparlamentare, ma non ho mai cambiato idee".

Non rinnega nulla Finardi: "Non provo rammarico, solo commozione...", e, guardando la fotografia di se stesso 40 anni fa dice, con un po' di distacco, ma al tempo stesso di sentita adesione: "Riprendendo quei nastri non vedo me stesso, ma un ragazzo ingenuo, sognatore, arrogante verso cui ho la tenerezza di un padre, non cambierei niente... ma se avessi potuto tornare indietro lo avrei avvisato di quella che poi sarebbe veramente stata la vita.."

Ad arricchire il progetto un libro con foto d'epoca e racconti, stampe artistiche e una chicca: un dvd con le tracce originali di "Extraterrestre", "Voglio" e "Musica ribelle", registrate in sala di incisione, pubblicate così come sono, con gli strumenti separati e prima del missaggio: "Ho pensato di mettere queste piste separate su un dvd in modo da dare la possibilità a chi vuole di remixarle, di usarle come vuole, di ascoltare, di sentire lo spirito dell'epoca e di reinterpretarlo con lo spirito di oggi".

"40 anni di musica ribelle" diventerà anche un concerto evento in scena al Teatro dal Verme a Milano il 4 novembre prossimo, un concerto in cui Finardi riunirà gran parte di quella formazione di ragazzi che ha coniato il rock italiano, 11 componenti delle band degli anni '70 e l'aggiunta di Faso al basso e Giovanni Maggiore alla chitarra: "Appena abbiamo cominciato a provare è stato come riprendere una conversazione interrotta anni prima, è ripartito tutto in un attimo senza bisogno di studiare".

Un live in cui non sarà difficile ritrovare la magia di 40 anni fa: "Il rapporto con il pubblico, il diretto contatto con la gente per me è importantissimo, ogni volta durante un concerto cerco gli occhi della gente, il loro sguardo per trasmettere loro qualcosa... di onesto e sincero".