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Cinema in lutto, morto il regista Pasquale Squitieri

Si è spento per complicanze respiratorie dovute a un enfisema. Eʼ stato sempre un accanito fumatore, racconta la seconda moglie

Addio al grande Pasquale Squitieri.

Il regista nato a Napoli il 27 novembre 1938, è venuto a mancare sabato mattina circondato dall'affetto dei suoi cari all'ospedale Villa San Pietro di Roma. Lo rendono noto il fratello Nicola, la seconda moglie Ottavia Fusco, la figlia Claudia. La camera ardente sarà allestita domenica dalle 11 alle 18. I funerali si svolgeranno a Roma, nella chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo.

"Un anno fa - racconta la seconda moglie Ottavia Fusco all'Ansa - ha avuto un terribile incidente stradale dal quale non si è mai ripreso le cui conseguenze nell'ultimo tempo lo avevano costretto addirittura a problemi di deambulazione. Si è spento per complicanze respiratorie dovute a un enfisema. E' stato sempre un accanito fumatore.

La vita, le sue opere - Squitieri si laurea in Giurisprudenza, negli anni sessanta è impiegato al Banco di Napoli. Debutta nel cinema come regista e sceneggiatore con "Io e Dio" (1969), prodotto da Vittorio De Sica. Si dedicherà brevemente al genere spaghetti western con "Django sfida Sartana" (1970) e "La vendetta è un piatto che si serve freddo" (1971). Pellicole sono da lui firmate con lo pseudonimo William Redford. In seguito abbandona il suo nome d'arte e si occupa di tematiche più attuali e realtà allora poco raccontate della società italiana. Pellicole come "L'ambizioso" (1975), "Il prefetto di ferro" (1977) e "Corleone" (1978) riguardano i contatti tra mafia e politica; "Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene" (1974) e "Atto di dolore" (1990) hanno come tema principale la droga; "Gli invisibili" (1988) il terrorismo; "L'avvocato de Gregorio" (2003) le cosiddette "morti bianche" ; "Razza selvaggia" (1980) e "Il colore dell'odio" (1990) affrontano l'argomento dell'immigrazione. Squitieri era noto soprattutto per i suoi film storico-politici. Tra questi: "I guappi" (1973), "Claretta" (1984) e "Li chiamarono... briganti!" (1999). Quest'ultima è probabilmente la sua opera più discussa. Nel 2001 è stato membro del comitato scientifico che ha organizzato la settima edizione della "Città del libro", rassegna nazionale degli editori, a Campi Salentina (Lecce). Pasquale Squitieri è stato legato sentimentalmente dagli anni Settanta all'attrice Claudia Cardinale. Dal 2003 è legato all'attrice e cantante Ottavia Fusco, che ha sposato nel dicembre 2013.

La sua esperienza politica e il carcere
Nel 1971 sottoscrisse la lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli e nell'ottobre dello stesso l'autodenuncia pubblicata su Lotta Continua in cui esprimeva solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto violento di alcuni articoli, impegnandosi a "combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato". Negli anni si spostò a destra e fu candidato ed eletto senatore nelle liste di Alleanza Nazionale nel 1994 nel collegio di Andria-Barletta. In quella legislatura fece parte delle commissioni Industria, commercio, turismo, e vigilanza Rai. Nel 1996 si è ricandidato al Senato con il Polo per le Libertà nel collegio di Nola, ma ha ottenuto il 40,2% dei voti ed è risultato sconfitto dal rappresentante de l'Ulivo, Aldo Masullo. Si è poi iscritto al Partito Radicale Transnazionale, e ha collaborato ad alcune campagne del Partito Radicale stesso. Nel 2013 si è espresso molto duramente contro l'europarlamentare leghista Mario Borghezio, paragonandolo ai nazisti del processo di Norimberga. Il 9 luglio 2015 gli è stato revocato il vitalizio, insieme ad altri nove ex deputati e otto ex senatori. Negli anni sessanta fu arrestato e poi assolto per una rissa con un poliziotto che aveva insultato l'attrice Anna Maria Guarnieri. Nel 1981 fu condannato a 1 anno di carcere, scontando cinque mesi, per il reato di peculato.