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Blackfield, il quinto capitolo è un ritorno al passato

Quinto album per il gruppo che vede Steven Wilson tornare a lavorare con Aviv Geffen a tempo pieno

Quinto capitolo per il progetto Blackfield, nato dalla collaborazione tra il compositore e musicista israeliano Aviv Geffen, e il musicista britannico e produttore Steven Wilson.

"Blackfield V" è composto da 13 canzoni spesso collegate tra loro da un tema unificante e vede la collaborazione di Alan Parsons in cabina di regia. "Abbiamo amplificato il nostro spettro - dice Geffen a Tgcom24 -, è un lavoro cinematico a cavallo tra classico e moderno".

Un viaggio tra melodie accattivanti e arrangiamenti stratificati, in un lavoro complesso ma al tempo stesso di impatto immediato, realizzato grazie al contributo di Tomer Z (già in precedenza con i Blackfield) alla batteria, ed Eran Mitelman alle tastiere; arrangiamenti e archi sono stati invece eseguiti dalla London Session Orchestra. E' questo "Blackfield V", che nel progetto nato nel 2004 oltre a essere il quinto capitolo rappresenta al tempo stesso un passo in avanti e un riannodare i fili con il proprio passato. 

Aviv, il progetto sembra essere tornato alle sue origini. Infatti rispetto ai precedenti due album, anche se la maggior parte delle canzoni restano scritte da te, hai lavorato in maniera molto più stretta con Steven Wilson.
"Steven è venuto da me e mi ha detto che voleva tornare a una partnership a tempo pieno. Questo perché era convinto che il progetto meritasse di essere più forte e più grande e che a creare la magia fosse la combinazione tra i nostri diversi talenti, la sua chitarra e il mio piano e le mie melodie. Per molti fan i Blackfield sono quella cosa, quella che abbiamo proposto prima che Steven venisse assorbito dall'innamoramento per il jazz e il prog anni 70 degli ultimi suoi lavori solisti. A dire la verità, in questo album Steven ha lavorato ancora più sodo che in passato".

Lui ha prodotto tre canzoni mentre altre due sono frutto della co-produzione tra voi due. Ogni canzone ha un produttore diverso. Non c'era il pericolo che questo influisse sulla coesione dell'album?
"Anche se ci sono tante mani il progetto era comune. Avevamo in mente un sound sognante, molto cinematico. Tutti quelli che hanno lavorato su questo album sentivano di avere molto chiara l'idea di dove andare a parare. Volevamo veramente alzare l'asticella e realizzare il miglior album dopo che ognuno di noi aveva fatto il proprio percorso solista".

C'è anche una sezione orchestrale. L'avete voluta per espandere ulteriormente il vostro suono?
"Nel corso degli anni sono diventato sempre più sicuro di me stesso nel mettere i miei input in questo progetto. Ritenevo l'orchestra un elemento fondamentale e Steven e Alan mi hanno lasciato mano libera per gestire questa sezione, con il mio gusto e i miei trucchetti".

Avevi già lavorato con Alan Parsons?
"E' stata la prima volta. Io e Steven ci siamo sempre sentiti un po' come i figli perduti dei Pink Floyd e siamo cresciuti con la loro musica. Quindi non potevamo chiedere più del fatto che a produrre il nostro album ci fosse l'uomo dietro a "The Dark Side Of The Moon". Per non parlare dell'esempio che è stato per noi con i suoi Alan Parsons Project.

Una persona come lui, con più di 40 anni di carriera alle spalle, è ancora attento alla contemporaneità o il suo valore aggiunto sta nel portare l'esperienza di un sapere che va perdendosi?
Lui è un po' di tutto questo. Ci ha dato consigli per avere un suono molto classico, per esempio sulle voci, ma ha optato per soluzioni modernissime per le chitarre. Ha fatto in modo di tenere la nostra identità di Blackfield ma al tempo stesso ci ha dato una nuovo prospettiva, con il wall of sound. E' entrato nel profondo della nostra musica ed è riuscito a trarne il meglio. E' un genio.

Da un po' di tempo fai il giudice a "The Voice". Molti artisti considerano i talent la rovina della musica "pura" . Tu come la vedi dall'interno?
"Ho scelto di accettare il ruolo di giudice perché mi dà la possibilità di parlare della situazione di Israele e della nostra società. I cantanti sono la cosa meno importante in questo caso. E' un'occasione unica per avere uno spazio in prima serata dove farmi ascoltare su argomenti tanto importanti. E in più posso scegliere canzoni di artisti che amo come Placebo o Biffy Clyro, che solitamente non passano. 

Visto che hai citato la questione politica non posso non chiederti cosa pensi dell'elezione di Trump.
E' stato uno dei momenti peggiori della mia vita. Io lo paragono a un personaggio come Hitler. Con Netanyahu in Israele, Putin in Russia ed eventi come la Brexit credo che il nostro sarà un mondo estramente radicalizzato. Potrebbe diventare un inferno. Credo che la gente arrivi a votare queste persone in funzione dell'odio e non di una visione del mondo. Trump ha fatto leva sulla paura degli elettori. Ma guarda in Israele: la parola 'pace' non è nemmeno più sul tavolo di Bibi.

In un Paese dove la maggioranza è con Netanyahu come viene vissuta la tua presenza a "The Voice"?
C'è almeno una metà del pubblico a cui io piaccio, la stessa quantità di persone che non vorrebbe Bibi al governo. Il Paese in realtà è spaccato. Nell'ultima tornata elettorale, fino all'ultimo sembrava che lui dovesse essere sconfitto. Da genio dei media qual è, il giorno stesso delle elezioni è andato in tv dicendo che milioni di arabi stavano per recarsi al voto. E ha chiamato così a raccolta la gente facendo leva sulla paura. Ma nelle prossime elezioni il trucco non gli riuscirà.