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Artù, libero da ogni etichetta: "Con Rino Gaetano accanto volo verso un mondo nuovo"

Eʼ uscito "Vola Ale!", nuovo album del cantautore romano che contiene un inedito di Gaetano. Tgcom24 lo ha incontrato

Artù, libero da ogni etichetta:
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Nessun preconcetto ideologico o religioso, solo la voglia di essere libero.

Così vuole sentirsi Artù, cantautore romano che pubblica il suo nuovo album "Vola Ale!", che contiene anche "Ti voglio", un brano inedito di Rino Gaetano del quale Artù ha completato il testo rimasto incompiuto. "Essere cantautore per me significa essere libero. Da etichette e preconcetti" dice a Tgcom24.

"Vola Ale!" è un lavoro che dimostra la crescita di Alessio Dari (suo vero nome), un album in grado di spaziare dal punto di vista sonoro dagli anni 80, molto presenti, all'oggi, con i testi che disegnano una nuova consapevolezza, dalla quale emergono chiare anche le basi su cui Artù poggia la sua poetica. Basi tra le quali è evidente un amore per la musica di Rino Gaetano. E quindi è assolutamente comprensibile la scelta di Anna Gaetano, sorella di Rino, di mettere nelle mani di Artù un brano incompiuto del fratello. "La sua proposta è arrivata dopo la mia partecipazione al Primo Maggio dell'anno scorso - racconta -. Quando me lo ha detto le ho anche chiesto: 'Ma perché io?', visto che non sono un big o chissà cosa. E lei ha risposto che ero l'unico che la potevo cantare".

Artù, libero da ogni etichetta:
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Come è avvenuto il contatto?
Mi ha chiamato dicendomi che doveva farmi sentire un pezzo. Io ho capito subito che c'era di mezzo una canzone di Rino. Quello che non sapevo è che si trattava di un'incompiuta. Cosi Anna mi ha chiesto di completare le due strofe che mancavano…

Una responsabilità da niente...
Io sono un po' un incosciente e ho subito detto di sì. Poi tornando a casa ho iniziato a pensare a cosa mi aspettava. E adesso cosa gli scrivo? Sono stato tre o quattro giorni con questa demo di Rino in loop, bloccato senza che mi venisse una parola. Poi mi sono lasciato andare e ho buttato giù quelle strofe. Sono andato da Anna e le ho cantato la canzone in cucina mentre preparava il caffè. Lei non mi ha detto nulla ma mi ha abbracciato. E ho capito che aveva apprezzato.

Toccare un mito come Rino Gaetano è un'operazione delicata e rischiosa. Ti spaventava l'idea di come avrebbe potuto reagire la gente?
Un po' sì. Anche sui social temevo che qualche fan intransigente mi avrebbe massacrato. E invece sono arrivate parole di apprezzamento e questo mi ha fatto un grande piacere.

Che rapporto hai con i social?
Il contatto con il pubblico per me è fondamentale, io vivo per suonare dal vivo. E quindi anche i social sono mezzo di relazione importante, non sono uno che si nasconde: faccio un sacco di dirette, dal divano, mentre mangio, quando vado a giocare a calcetto... Si è creato un rapporto molto stretto e bello, che influisce tanto sulla mia scrittura. Ti viene una sorta di responsabilità perché sai che, pur nel piccolo, quello che scrivi può influenzare chi ti ascolta.

Il contato positivo fa piacere ma i social sono popolati anche da haters: quanto ti influenzano le critiche che arrivano dalla Rete?
Pochissimo. Io sono molto fatalista. Io scrivo canzoni, poi se c'è un pubblico che mi viene ad ascoltare bene, altrimenti tornerò a fare il grafico come facevo prima. 

Cosa significa essere cantautore oggi?
Significa soprattutto essere libero. A partire dalle etichette. Oggi esce uno è dicono “quello è indie”. Ma che significa? La differenza tra i grandi cantautori di una volta e quelli di oggi è che i De Gregori, i Gaetano, i Venditti erano di tutti, invece oggi ci si rivolge sempre a una nicchia. Ci sono tanti pubblici ghettizzati. O stai lì dentro o stai lì dentro. E infatti il mio nome tra quelli indie non viene mai citato, ma nemmeno nel circuito mainstream. Eppure vengo da un'etichetta indipendente e ora collaboro con una major: cosa sono? Siamo all'assurdo di personaggi mainstream che si travestono da indie perché adesso tira...

Come mai questa parcellizzazione?
E' una scelta politica. Un lavoro di anni. Miti come Vasco o Springsteen sono un po' scomodi, perché influenzano una massa enorme di persone. Mentre oggi anche chi dice cose scomode si rivolge a un pubblico limitato, quindi è tutto più controllabile. Sono convinto che stiamo andando sempre di più verso il mondo descritto da Orwell in “1984”.

L'album si intitola “Vola Ale!”. Volare verso dove?
Verso un mondo nuovo. Che sta arrivando. Dove si è perso ogni punto di riferimento. Faccio un po' fatica a pensare a un dio buono, che ti vede, giudica e ti salva. E faccio fatica a pensare anche la politica possa darti una mano. Più andiamo avanti e più ci sarà solo l'essere umano e che potrà salvarsi da solo. E quindi volo verso questo mondo: anche perché l'opposto di volare è rimanere lì a casa, paralizzati dalla paura. E intanto il mondo va avanti. E tu lo devi cavalcare.

Artù, libero da ogni etichetta:
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