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Il Parlamento europeo ha approvato le prime norme Ue sulla lotta alla violenza contro le donne

Il testo è già stato concordato informalmente con il Consiglio. Le nuove norme entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue. Gli Stati membri hanno tre anni per recepirle

Il Parlamento europeo ha approvato le prime norme Ue sulla lotta alla violenza contro le donne - foto 1
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Con 522 voti a favore, 27 contrari e 72 astensioni, mercoledì, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la prima normativa dell'Unione europea sulla lotta alla violenza contro le donne e a quella domestica.

Il testo è già stato concordato informalmente con il Consiglio. Le nuove norme entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue. Gli Stati membri hanno tre anni per recepirle. Ecco quali sono.

 

Cosa prevede la direttiva

 La direttiva chiede leggi più severe per contrastare la violenza informatica, una migliore assistenza alle vittime e misure per prevenire gli stupri. Inoltre, vieta le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati e stabilisce linee guida particolari per i reati commessi online, come la divulgazione di informazioni private e il cyberflashing.

 

La nuova legislazione includerà un elenco più lungo di circostanze aggravanti per i reati che comportano pene più severe, come i crimini contro personaggi pubblici, giornalisti o difensori dei diritti umani. Le nuove aggravanti riguardano anche l'intenzione di punire le vittime per il loro genere, l'orientamento sessuale, il colore della pelle, la religione, l'origine sociale o le convinzioni politiche, e il desiderio di mantenere o ristabilire "l'onore".

 

Sarà poi obbligatorio rendere accessibile l'assistenza sanitaria, compresi i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Le autorità nazionali avranno maggiori obblighi di segnalazione e di raccolta delle prove e dovranno sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato. Infine, su insistenza del Parlamento, la Commissione riferirà ogni cinque anni sull'opportunità di rivedere le norme.

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