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Una carriera iniziata con il Cabaret per poi affrontare il Cinema, la Televisione e il Teatro. Ha pubblicato alcuni libri su 'Fantozzi' ma non solo.

Accettava con fatica di invecchiare. Negli ultimi anni viveva una sorta di isolamento non sappiamo quanto scelto.

Una carriera iniziata con il Cabaret per poi affrontare il Cinema, la Televisione e il Teatro. Ha pubblicato alcuni libri su 'Fantozzi' ma non solo. - foto 1
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di Marco Calindri                                               marcocalindri@libero.it
 
Questa mattina, leggendo i primi commenti in ricordo di Paolo Villaggio (84 anni), ho notato un grande sforzo da parte di molti, per cercare accostamenti tra l'attore genovese e altre figure importanti della comicità italiana del passato.

A me pare un esercizio di scarso significato perché penso che chiunque abbia la capacità di incidere sulle emozioni collettive, abbia caratteristiche proprie ed esclusive.
Paolo Villaggio ha iniziato la sua attività artistica con il Cabaret, che è stata palestra insostituibile per tanti personaggi emersi tra gli anni settanta e ottanta. Il passaggio alla Televisione gli ha decretato quella popolarità che poi, il cinema, ha successivamente conclamato definitivamente. Viene spontaneo ricordarlo per i film che hanno dato grande popolarità al suo personaggio di maggiore successo, ‘Fantozzi' ma Villaggio è stato diretto, oltre che da Luciano Salce, anche da registi di grande prestigio quali Federico Fellini, Mario Monicelli, Marco Ferreri ed Ermanno Olmi.
I film di ‘Fantozzi', dieci in totale, prendevano di mira alcuni comportamenti della società italiana negli anni '80, evidenziando eccessi e distorsioni con la forza dell'ironia e della comicità.
Nella variegata attività artistica di Paolo Villaggio c'è stata anche quella della scrittura di alcuni libri ispirati alle avventure del ragioniere nazionale, sull'onda dei successi cinematografici.
Limitato, invece, il suo approccio con il teatro dopo le prime esperienze al Teatro Stabile di Genova, alla metà degli anni '60. Nel 1996, per il Piccolo Teatro di Milano, è stato protagonista ne ‘L'avaro' di Moliére e, nella stagione ‘98/'99, portò in scena una poco felice versione de ‘Il vizietto' con Dorelli.
Probabilmente, anche in una fase più avanzata della sua vita avrebbe potuto offrirci ancora spunti di riflessione importanti ma, per sua stessa ammissione, ha sempre accettato con scarso entusiasmo il passare degli anni fino a portarlo a coltivare una certa forma di isolamento.
La vita artistica di Paolo Villagio è stata molto intensa fino alla fine del secolo scorso, per poi limitarsi a partecipazioni televisive ma è indubbio che i suoi personaggi e le sue interpretazioni abbiano lasciato un segno molto significativo nella storia del cinema e del costume italiano.
Molti i premi e i riconoscimenti che hanno sottolineato la sua carriera. In realtà non tutte le fasce di pubblico hanno apprezzato la qualità di alcuni suoi film, ritenendoli di scarso livello artistico ma questa reazione rientra nella norma quando si vanno a pizzicare, in forma comica, alcuni punti deboli della nostra società che, volentieri, vorremmo sempre rimuovere.