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Nuovo Dpcm, da lunedì oltre 3 studenti su 4 potrebbero tornare in Dad al 100%: ecco perché

Cambiano le disposizioni per la scuola, con chiusure degli istituti di ogni ordine e grado nelle zone più a rischio. Potrebbero essere 6 milioni gli alunni che da lunedì 8 marzo potrebbero svolgere lezione solo "a distanza"

Dad, didattica a distanza, lezioni online
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L'inizio della prossima settimana, per il mondo della scuola, potrebbe tradursi nell'avvio di un nuovo mini-lockdown. Sarebbe uno degli effetti più evidenti del primo Dpcm dell'era Draghi. In base al testo del provvedimento, che entrerà in vigore il 6 marzo, i governatori delle Regioni potranno infatti disporre lo stop alla didattica in presenza per tutti laddove – seppur il loro territorio si trovasse in zona arancione o gialla – ci fosse un'elevata incidenza del virus sul totale della popolazione (più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti). Un deciso cambio di passo rispetto a quanto accaduto sinora, con i bambini della scuola dell'infanzia, delle elementari e della prima media che non hanno mai smesso di andare a scuola per via del 'colore' della regione ma solo, eventualmente, per una decisione più restrittiva dei singoli governatori.

Verso la Didattica a distanza per 6 milioni di alunni 

Il risultato di queste nuove regole? Oltre 6 milioni di studenti – ovvero circa 3 su 4 di quelli iscritti nei vari ordini e gradi – rischiano di tornare alla Didattica a distanza al 100% a partire da lunedì prossimo, dalle scuole dell'infanzia alle superiori. Il doppio di quelli attualmente costretti a seguire le lezioni online (la maggior parte, tra l'altro, dalla seconda media in su) per effetto di precedenti ordinanze regionali e disposizioni del Ministero della Salute. Numeri così alti non venivano toccati dalle chiusure della scorsa primavera. A stimarlo è uno studio del portale Tuttoscuola - sintetizzato dal sito Skuola.net - che, prendendo a riferimento gli ultimi dati messi a disposizione dalla Fondazione Gimbe (che rileva l’incidenza dei positivi al Covid sul totale della popolazione dei singoli territori) ha calcolato, regione per regione, il numero di alunni che per la collocazione in zona rossa o in zone con elevato indice di contagi potrebbero tornare a seguire le lezioni esclusivamente da casa.

 

In base all'analisi, se venissero confermate le proiezioni sugli indici RT delle regioni, da lunedì 8 marzo potrebbero restare a casa, nel dettaglio: 2 milioni e 700 mila bambini tra scuola dell’infanzia e primaria, un milione e 200mila alunni delle medie e 2 milioni e 300mila studenti delle superiori. Che, sommati, fanno più di 6 milioni e 200mila alunni, ovvero attorno al 73% degli 8,5 milioni di iscritti negli istituti statali e paritari d'Italia. Di conseguenza, continueranno in presenza (con la consueta alternanza del 50%-75% per gli studenti delle superiori) solo poco più di 2 milioni di bambini e ragazzi (il 27%), così distribuiti: quasi 436 mila di scuole dell’infanzia a scuola, quasi 818 mila della primaria, quasi 539 mila della scuola secondaria di I grado, 480 mila studenti delle superiori (questi ultimi, come detto, parzialmente in Dad).

 

Scuole chiuse, la situazione regione per regione

La chiusura generale, che colpirebbe tutti i gradi scolastici, si verificherebbe in ben 14 Regioni su 20. Con solo 5 regioni - Veneto, Lazio, Sicilia, Calabria, Val d’Aosta - che, almeno per un'altra settimana, scongiurerebbero il 'lockdown della didattica'. A cui naturalmente va aggiunta la Sardegna che, essendo 'zona bianca', avrà tutti gli studenti in presenza. Le 'nuove' regioni interessate dal blocco totale della didattica in presenza, che andrebbero ad aggiungersi alle situazioni già note, sarebbero la Lombardia (con 1,4 milioni di alunni in Dad), la Campania (945 mila), l’Emilia Romagna (620mila), la Puglia (585 mila), il Piemonte (573 mila), la Toscana (505 mila), le Marche (212 mila), la Liguria (190mila), il Friuli Venezia Giulia (156 mila) e l’Umbria (119 mila).

 

Da inserire nella lista anche alcuni comuni laziali e la provincia di Frosinone. Mentre la regione Lazio, nel complesso, si potrebbe salvare (indice di contagio a 235) mantenendo, esclusi Frosinone e gli altri comuni in bilico, 626 mila alunni in didattica in presenza. Non dovrebbero esserci particolari problemi, invece, a proseguire con la scuola in presenza per gli studenti di: Sicilia (che con un indice a 145 continuerà a mandare in classe i suoi 616 mila alunni), Veneto (indice a 207 e quasi 574 mila alunni), Calabria (indice a 121 e 233 mila tra bambini e ragazzi), Valle d’Aosta (indice a 90 e 15 mila 500 studenti). Nonché, come detto, quelli (207 mila) della 'bianca' Sardegna.

 

Zona gialla, arancione o rossa: cosa cambia per la scuola?

Ma come incideranno sulla scuola le nuove regole previste per le zone gialle e arancioni?  "Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado - si legge nel provvedimento - adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, in modo che almeno al 50 per cento e fino a un massimo del 75 per cento della popolazione studentesca delle predette istituzioni sia garantita l'attività didattica in presenza. La restante parte della popolazione studentesca si avvale della didattica a distanza. Resta sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali". Per gli altri gradi scolastici, il Dpcm specifica come: "L'attività didattica ed educativa per i servizi educativi per l'infanzia, per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione continua a svolgersi integralmente in presenza". Quindi scuola primaria, dell'infanzia e scuola media svolgeranno soltanto lezioni in presenza.

 

Tuttavia, come anticipato, una delle novità di questo nuovo Dpcm è quella di introdurre la possibilità per i Presidenti delle Regioni o Province autonome di poter disporre la chiusura delle scuole "anche di ambito comunale, nelle quali gli stessi Presidenti delle regioni abbiano adottato misure stringenti di isolamento in ragione della circolazione di varianti di SARS-CoV-2 connotate da alto rischio di diffusività o da resistenza al vaccino o da capacità di indurre malattia grave; la stessa misura può altresì essere disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome in tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti oppure in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.": anche nel caso, quindi, l’area critica si trovi in zona sia gialla o arancione.

 

In zona rossa, invece, le lezioni in presenza nelle scuole di qualsiasi ordine e grado d’ora in poi saranno del tutto sospese e “si svolgono esclusivamente con modalità a distanza”. Resta però salva la possibilità di “svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali".

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