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Diplomifici, la stretta del Ministero: mai più "tre anni in uno" e “turismo didattico” per prendere la Maturità

Azione incisiva del Governo contro lo scandalo delle scuole paritarie "illegali": la bozza del Ddl “semplificazioni” limita le possibilità per gli istituti privati di creare corsie preferenziali

Diplomifici, la stretta del Ministero: mai più "tre anni in uno" e “turismo didattico” per prendere la Maturità - foto 1
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Stop ai “diplomifici”, ovvero quelle a quelle scuole private legalmente riconosciute in cui conseguire il diploma sembrerebbe apparentemente troppo facile e, per questo, tacciate di “vendere” il titolo di studio.

Dopo l’ennesimo scandalo scoppiato quest’estate grazie alla denuncia del portale Tuttoscuola, il Governo passa all’azione. Sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri approderà il cosiddetto Ddl “semplificazioni”. Che, tra le altre cose, contiene anche una stretta dei confini all’interno cui possono muoversi questi istituti: non potranno più permettere di recuperare più di due anni con un solo esame di idoneità e, soprattutto, sarà vietato il trasferimento degli studenti in questi istituti solo per frequentare l’ultimo anno di scuola, magari anche in regioni diverse da quelle di residenza.

 

Niente più classi create ad hoc per gli esami di Maturità

 

Infatti nelle bozze del decreto, che il portale specializzato Skuola.net ha avuto modo di visionare, si legge che: “Non può essere autorizzata l’attivazione di più di una classe terminale collaterale per ciascun indirizzo di studi già funzionante in una scuola paritaria”. Tradotto: non sarà più possibile, per i centri di formazione che possono rilasciare titoli riconosciuti dal Ministero dell'Istruzione, creare classi quinte parallele a quelle già esistenti, per far trasmigrare decine di studenti in difficoltà nelle scuole statali, al fine del solo svolgimento degli esami di Stato.

 

Un giro di vite, questo, suffragato anche dai dati. Che vedono una recente netta crescita di questo “strano” fenomeno. Secondo il report elaborato da Tuttoscuola, mentre il numero di iscritti al quarto superiore, negli istituti paritari, si mantiene pressoché stabile dal 2015 a oggi (circa 18 mila studenti ogni anno), nelle classi quinte c’è stato un vero e proprio boom: se nel 2016 gli iscritti erano circa 35 mila - comunque molti di più di quelli di quarto, cosa che già stona un po’ - nel 2019 erano già diventati 40 mila, per poi crescere ulteriormente nel 2020 (45mila), fino ad arrivare al record dei 50 mila del 2022. Con un tasso di incremento dalla quarta alla quinta in esponenziale aumento, dal +92% di sette anni fa al +166% dell’anno scolastico da poco terminato. Statistiche che non potevano non far drizzare le antenne.

 

Più nello specifico, il report parla di un sistema “opaco” in ulteriore, costante, espansione. Solo nel 2023, oltre 30 mila studenti si sono spostati dalla scuola statale alla paritaria nel passaggio dalla quarta alla quinta delle superiori. Allo stesso tempo, però, il fenomeno sembra abbastanza circoscritto: un terzo degli spostamenti, infatti, si è concentrato in soli 92 istituti (il 6,5% dei 1.423 istituti paritari censiti). Di questi: 82 sono in Campania, 6 nel Lazio e 4 in Sicilia. Anche se, poi, gli studenti che ci si rivolgono per prendere il titolo provengono da tutta Italia, alimentando un vero e proprio “turismo da diploma”.

 

Stretta decisa anche sul recupero di più anni in uno

 

Ma l’azione del Ministero contro i “diplomifici” vuole essere ancora più ad ampio raggio. Puntando, come detto, a debellare anche un altro malcostume, abbastanza tipico di questo mondo: il ricorso eccessivo al recupero di più anni in uno. Così, lo stesso Ddl “semplificazioni” metterà il limite delle due classi assieme: “L’alunno o lo studente - si legge nella bozza - può sostenere nello stesso anno scolastico, presso una scuola del sistema nazionale di istruzione, gli esami di idoneità per non più di due anni di corso successivi a quello per il quale ha conseguito l'ammissione per effetto di scrutinio finale”. Basta dunque ai “tre anni in uno” e oltre. In più, se l’esame di idoneità si riferisce proprio a due anni di corso accoppiati, “la commissione di esame è presieduta da un presidente esterno all’istituzione scolastica, nominato dall’Ufficio scolastico regionale”, per avere un controllo esterno aggiuntivo a garanzia della correttezza della procedura.


Un intervento, anche quest’ultimo, che scaturisce dalla valutazione dei numeri. Analizzando le iscrizioni agli istituti paritari, sia a quelli che presentano condizioni del tutto fisiologiche sia a quelle decine di scuole fortemente sospettabili di comportarsi in modo scorretto, è quantomeno singolare che, ad esempio, nel settennio che va da 2015/16 al 2022/23 l’incremento cumulato di iscritti tra il quarto e il quinto anno delle superiori sia stato di 166.314: dai 125.998 iscritti al quarto ai 292.312 al quinto: +132%.


Questo a livello nazionale. Perché, di nuovo, tra quelle 166 mila iscrizioni, circa 105 mila hanno riguardato istituti paritari della Campania, dove c’è stata una crescita del 691%. In tutte le restanti Regioni sommate insieme, invece, l’aumento è stato “solo” di 61.587 unità, pari al +56%. Per avere un metro di paragone ancora più eloquente, in Lombardia, – regione in cui esiste un numero di istituti paritari di secondaria di II grado molto simile a quello della Campania – l’incremento è stato solo di 2.646 alunni, pari al +6%.


“Queste norme sono sicuramente un passo avanti per contrastare il fenomeno dei cosiddetti ‘diplomifici’, che tuttavia potranno essere debellati solo attraverso l’istituzione di controlli costanti e stringenti: una volta che una scuola privata si accredita come paritaria, le promozioni alle classi successive con relativi voti hanno lo stesso valore legale di quelli rilasciati da una scuola statale. Per come è impostato l’esame di Maturità, la media voto degli ultimi tre anni di scuola superiore può pesare fino a 40 punti su 100 totali: anche con un esame rigoroso - visto che la commissione d’esame è composta tre commissari e un presidente esterno -  è molto difficile che uno studente che si presenta con 30/40 punti di credito scolastico, frutto di generose valutazioni precedenti, non raggiunga la quota minima di 60 punti necessaria a conseguire il diploma”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
 

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