Il Miur valuta un aumento da 18 a 24 ore di lezione
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Non più solo gli studenti sul piede di guerra, le proteste del comparto scuola stanno coinvolgendo sempre più l’altro lato della cattedra: gli insegnanti. Infatti, nei prossimi giorni potrebbero essere proprio i docenti a chiedere agli alunni di unirsi alla loro protesta e non più il contrario. A scatenare le loro reazioni è un provvedimento approvato dal Miur che forse finirà nella legge di stabilità aumentando il numero delle ore di lavoro settimanali senza, però, aumentare gli stipendi.
LA LEGGE DI STABILITA'
Solitamente sono gli studenti a spiegare i motivi delle legittimità delle loro proteste agli insegnanti cercando di coinvolgerli. Adesso i prof dovranno rivalutare tutte le reazioni negative avute nei confronti delle proteste studentesche cercando un aiuto da parte dei ragazzi contro il provvedimento che il Miur vorrebbe inserire all’interno della legge di stabilità. In breve, quest'ultima è una manovra di finanza pubblica che rappresenta lo strumento principale di attuazione degli obiettivi programmatici definiti con la Decisione di finanza pubblica.
PER I PROF 24 ORE DI LAVORO A SETTIMANA
Il provvedimento del Miur che sta generando il panico tra gli insegnanti prevede che: “l'orario di servizio del personale docente della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, sia di 24 ore settimanali. Nelle sei ore eccedenti l'orario di cattedra il personale docente della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell'istituzione scolastica di titolarità e per l'attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo”.
IL CONTRATTO DI LAVORO PREVEDE 18 ORE
Sei ore settimanali in più di lavoro e senza aumento di stipendio. Questo il motivo fondante della protesta degli insegnanti. Infatti, l’attuale contratto di lavoro vigente, all’art. 26 comma 5, afferma chiaramente che: ”l’attività di servizio del personale docente si svolge in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria e artistica, distribuiti in non meno di 5 giorni settimanali”.
AMBIGUITÀ MINISTERIALE: 24 ORE O 30?
A generare ancora più scompiglio tra i docenti di quanto già non ne sia stato creato, c’è poi un’ambiguità nelle parole utilizzate nel provvedimento incriminato dove si legge: “Nelle sei ore eccedenti l'orario di cattedra, il personale docente della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell'istituzione scolastica di titolarità e per l'attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo”. Infatti, i prof non capiscono se devono interpretare queste “sei ore eccedenti” come quelle necessarie per passare da 18 a 24, oppure se si tratta di altre sei ore da aggiungere alle nuove 24. In questo ultimo caso, la preoccupazione e la rabbia degli insegnanti salirebbe insieme alle ore di lavoro che arriverebbero fino a 30 ogni settimana.
STIPENDI PIÙ BASSI PER CHI RESTA A 18 ORE
A suscitare ancora più reazioni negative da parte degli insegnati c’è una frase pronunciata dal Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo: “Si potranno differenziare gli stipendi: più bassi per chi vuole lavorare solo la mattina, retribuzione piena per chi accetta l’aumento delle ore”. Quindi, non solo la paga dei prof non verrebbe aumentata insieme alle ore, ma chi deciderà di rimanere al suo attuale orario di lavoro potrebbe subire anche un abbassamento dello stipendio.
PROBLEMI ANCHE PER GLI STUDENTI
La protesta dei prof non si limita solamente al fatto che dovrebbero lavorare più ore allo stipendio di sempre, ma va ben oltre. Infatti, se il provvedimento del Miur non venisse eliminato dalla legge sulla stabilità, questo, secondo gli insegnanti, comporterebbe anche un abbassamento della qualità dell’istruzione. Aumentare le ore ai prof vuol dire aumentare il numero della classi assegnategli e quindi un maggior numero di alunni da gestire non solo relativamente all’insegnamento, ma anche ai rapporti sociali da intrattenere con ogni ragazzo.