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Mario Lavezzi presenta il progetto "Campusband" e il cofanetto "...E La Vita Bussò"

Nei 3 CD che compongono l'opera un vero "viaggio musicale" ricco di suggestioni, dalla fine degli anni ’60 ad oggi.  

Ufficio stampa

Mario Lavezzi, forte di una carriera ultracinquantennale nel mondo della musica, spesa su vari fronti come cantautore, produttore e talent scout, si conferma un punto di riferimento anche per i più giovani.


Lavezzi è ideatore e direttore artistico di "Campusband", il concorso nazionale rivolto a tutti gli studenti, amanti della musica. La sua ricchissima carriera di qualità in ogni campo è riassunta, per quanto possibile, in un cofanetto dal titolo emblematico “…E la vita bussò”, in uscita per Nar International/Artist First.


La tracklist dei 3 CD che compongono l'opera è in ordine rigorosamente cronologico; un vero "viaggio musicale" ricco di suggestioni, dalla fine degli anni ’60 ad oggi.  

Tutti i brani sono “raccontati” dall’artista con aneddoti e storie legate alla loro realizzazione, e da foto di archivio tratte anche da quello personale di Lavezzi all’interno di un corposo booklet. 

Mario Lavezzi ha fatto parte dei Camaleonti e della scuderia della “Numero Uno”, etichetta fondata da Mogol e Battisti, di cui è stato amico e tra i più stretti collaboratori, partecipando alle registrazioni di alcuni suoi album, come “Il mio canto libero”, e di canzoni come “E penso a te”.

Nella sua carriera Mario Lavezzi ha collaborato, tra gli altri con Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Mango, Luca Carboni, Biagio Antonacci, Cristiano De Andrè; ha prodotto gli album più belli di molte “prime donne” della nostra canzone: Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Anna Oxa, Ornella Vanoni, solo per citarne alcune.  

Dal sodalizio con Mogol, sono nati alcuni dei brani di maggior successo di questi ultimi decenni, come “Vita” e “Varietà”.   

In quanto a "Campusband", il concorso nazionale rivolto a tutti gli studenti, amanti della musica, i cantautori, interpreti e band che si sono formati nelle scuole e nelle università italiane hanno nuovamente l’opportunità di iscriversi gratuitamente al concorso, caricando un inedito e una cover sul sito ufficiale www.campusband.it. C’è tempo fino al 31 maggio 2022. 

Una commissione di esperti selezionerà 12 finalisti, in particolare: 4 della categoria “Band”, 4 della categoria “Cantautori” e 4 della categoria “Interpreti”, che si esibiranno dal vivo alla finale del concorso nell'ambito dell'"Estate Sforzesca" 2022, al Castello Sforzesco di Milano. 

 

Proprio da "Campusband" e dalle sue peculiarità, inizia il nostro incontro con Mario Lavezzi, graditissimo ospite a “Popular” 

 

"Campus Band", giunta alla quinta edizione, ha rafforzato ulteriormente la sua consolidata esperienza di talent scout?  

Sicuramente, le precedenti quattro edizioni mi hanno dato belle soddisfazioni, soprattutto nel vedere alcuni vincitori delle borse di studio ottenere ottimi risultati sia al CET di Mogol che al CPM di Franco Mussida. Poi i vincitori assoluti che hanno ricevuto, come stabilito dal regolamento, la pubblicazione dell’inedito su tutti i portali digitali, compreso il video, hanno avuto l’opportunità di realizzare il loro primo singolo. Una base da cui partire.  

 

La Sinergia con il Cet di Mogol e con il Cpm di Franco Mussida a Milano, cosa ha rappresentato per lei?  

La collaborazione con le loro scuole è fondamentale, anche perché dai vincitori delle rispettive borse di studio ho sempre ricevuto constatazioni di esperienze vissute molto positive, che hanno anche permesso loro di costruire collaborazioni con altri allievi ottenendo risultati non indifferenti.     

 

L'aver scelto per la sua cofanetto il titolo "....E La Vita Bussò" è forse la testimonianza che la sua carriera di cantante, musicista e produttore e la sua vita, sono state in realtà una "cosa sola"?  

E’ impossibile scindere la mia vita dal mio percorso artistico/professionale. La passione per la musica mi ha preso fin da quando ero adolescente e il libro rappresenta le esperienze molto costruttive che un musicista come me ha vissuto, attraversando le varie epoche di cambiamenti di costumi e musicali che vanno dalla Beat generation, ai Figli dei fiori, la musica progressive e l’impegno politico, la Dance, i Talent (con la mia società Nuove Arti S.r.l ho prodotto e pubblicato 5 compilation di “Amici”), fino ai giorni nostri. 

 

Com'era realizzare un disco allora (negli anni '70) e quanto è stato importante quel periodo per la sua formazione di artista?  

Totalmente diverso da come si realizzano oggi i master digitali prevalentemente al computer. Negli anni ’60 e ’70 la musica si registrava esclusivamente in studio con musicisti; c’era l’arrangiatore che si presentava con gli spartiti per ogni strumento e per l’orchestra; ognuno di loro doveva saper leggere a prima vista una partitura.  

Ma si realizzavano registrazioni anche senza l’arrangiatore e l’arrangiamento si basava su un ensemble di musicisti, condotto dall’artista o dal produttore, in base alla competenza di ogni musicista. Ognuno metteva a disposizione la propria esperienza e professionalità e solo una volta realizzate le basi ritmiche, se era necessario aggiungere l’orchestra, si chiamava un arrangiatore specifico.
Non a caso parliamo di album di artisti di grande successo che oggi fanno parte del prezioso catalogo che le major nel tempo sono riuscite ad accaparrarsi e che, grazie al digitale e allo streaming, produce il maggior ritorno economico.     

Non possiamo dire se era meglio o peggio allora. Ma una cosa è certa. Era un modo totalmente diverso di fare musica. Un altro pianeta.      

 

Ha in progetto un nuovo album interamente suo? Magari solo chitarra e voce.....  

Dal primo lockdown ad oggi, con Mogol, ho scritto una decina di canzoni e circa altrettante con Lorenzo Vizzini un giovane e talentuoso autore.  

Molte delle quali sembrano di ottima fattura.  

Ma oggi, se non si sta attenti, pubblicare un album di inediti si rischia di buttare via canzoni, anche perché il fisico (CD) con l’avvento dello streaming non ha più ragione di esistere. Non si producono neanche più i lettori (non li montano neanche più le case automobilistiche).  

Il pubblico che ancora compra i CD o i vinili è un pubblico sempre più esiguo. Gli artisti di grande successo come Vasco Rossi, Jovanotti, Pausini, Cremonini, ecc. o i giovani come Blanco, Ultimo, Mengoni, ecc. li realizzano per giustificare le nuove tournee e fanno bene. Ma per altri artisti è meglio pubblicare i singoli, come accadeva negli anni ’60 e ’70 con i 45 giri. Ha più senso.  

Anche perché la velocità con cui attualmente si consuma la musica (un singolo di qualunque artista, a parte rare eccezioni, rimane prevalentemente nelle radio al massimo due mesi) non dà quasi più la possibilità di far diventare una canzone un “sempreverde”. Ripeto a parte rare eccezioni.  

Quindi devo valutare con attenzione come pianificare la pubblicazione delle nuove canzoni che ho scritto. Ma ci sto pensando.  

 

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