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Dalla Siria al commercio: primo incontro tra Trump e Xi Jinping

Lʼopinione di Giuliano Noci, pro rettore del polo territoriale cinese e professore della School of Management del Politecnico di Milano

Il presidente cinese Xi Jinping è a Miami, ospite di Donald Trump.

E' il primo incontro fra i due leader che sono ben consci di quanto sia importante la loro relazione. Alcuni numeri evidenziano la delicatezza di questo scenario: dal 1979 ad oggi, il commercio bilaterale è cresciuto 207 volte, passando da 2,7 a 550 miliardi di dollari.

Negli ultimi 10 anni l'export Usa verso la Cina è cresciuto del 12% annuo. Ogni 17 minuti atterra o decolla un aereo tra i due Paesi. Oltre tre milioni di posti di lavoro americani dipendono direttamente o indirettamente dalla Cina e il mercato americano è, insieme all'Europa, la prima destinazione dei prodotti e dei componenti per l'industria cinesi. Se la Cina, smettesse di acquistare prodotti americani, per fare un esempio, 150mila lavoratori americani della Boeing perderebbero il posto di lavoro, considerando che il 26% degli aerei esportati dalla casa di Seattle sono comprati dai cinesi. Pechino acquista il 56% della soia americana veicolata all'estero.

La grave crisi in Siria in primo piano e in secondo piano il rapproto con la Russia spingono il "The Real Donald" ad intensificare il rapporto con la Cina. E' un rapporto con la stessa connotazione che già aveva durante l'amministrazione Obama: è utile, necessario e imprescindibile. Tutta la strategia sia economica che politica di Trump passa e passerà da Pechino, oltre che da Mosca. Un divorzio fra questi giganti avrebbe conseguenze devastanti sugli Usa e su tutto il mondo occidentale. In particolare aprirebbe un fronte internazionale che Trump, già impegnato sulle questioni interne, non si può permettere. Identica situazione per Xi Jinping, impegnato sul fronte domestico a costruire le condizioni per un secondo mandato.

Sul fronte politico, il tema della Corea del Nord sarà in agenda: è auspicabile e probabile che ci sia un segnale di apertura da parte di Pechino nel proporre maggior attenzione a non finanziare l'industria Nord coreana. Dall'altro lato, Washington farà concessioni sul mar Cinese meridionale, area di cruciale importanza perchè vi transita larghissima parte delle merci del mondo.

Sul fronte economico, Trump abbasserà i toni sul fatto che i cinesi tolgano spazio e posti di lavoro agli americani, in primo luogo perchè non è vero, è vero il contrario. Trump scenderà a più miti consigli sul tema dei dazi al made in China e passerà da una fase di slogan aggressivi da campagna elettorale a una fase più garbata, razionale e cauta da leader di governo. A beneficiarne sarà l'intero sistema economico occidentale.