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A "Jazz Meeting" Rosario Di Rosa

Il pianista racconta a Tgcom24 il suo nuovo progetto "Pop Corn Reflections"

rosario di rosa
ufficio-stampa

E' stato pubblicato lo scorso 21 marzo, per la NAU Records,"Pop Corn Reflections", il nuovo progetto del pianista Rosario Di Rosa, realizzato in trio con Paolo Dassi al contrabbasso e Riccardo Tosi alla batteria e live electronics. Pianista e compositore siciliano estremamente creativo, Rosario Di Rosa si distingue per una vocazione alla ricerca e alla contaminazione.

Il progetto di Rosario Di Rosa, gradito ospite questa settimana a "Jazz Meeting", si distingue anche per l'uso di timbri insoliti per il jazz: loop di elettronica pre-registrati, l'uso dell'arco al posto del consueto pizzicato per il contrabbasso - che acquista per questo una dimensione più melodica che di sostegno ritmico.

Rosario, il tuo progetto è la dimostrazione che in realtà il mondo della musica minimale ed il jazz sono più "vicini" di quanto sembrano...
In tutta sincerità non ho mai considerato la musica suddivisa in generi o stili. Come musicista mi sono formato sulla tradizione del jazz, ma come appassionato di musica ho sempre ascoltato ogni cosa che potesse destare in me interesse. Nel momento in cui ebbi la possibilità di realizzare il primo disco, l'appassionato incontrò il musicista e da allora la musica che scrivo, pur essendo ascrivibile al jazz, accoglie molteplici influenze stilistiche che passano dal rock, alla classica, alla musica elettronica. In "Pop Corn Reflections", l'influenza derivante dalla musica minimalista di Steve Reich o Terry Riley costituisce un punto di partenza per un approccio compositivo e improvvisativo che procede per sottrazione.

Che ruolo ha nel progetto il tuo strumento, il pianoforte?
La mia concezione di trio segue la scia di quei pianisti, da Bill Evans a Craig Taborn, che hanno sempre cercato un dialogo continuo con contrabbasso e batteria, senza porre il pianoforte in una posizione di assoluta centralità. Ho sempre però tentato di trovarne una chiave di lettura il più personale possibile che si allontanasse dai modelli, utilizzando il pianoforte come mezzo espressivo al servizio di esigenze progettuali più ampie. Nel caso di "Pop Corn Reflections", inoltre, la musica è stata concepita mediante approcci compositivi che trascendono il tipo di formazione. Per questo motivo credo si percepisca maggiormente la differenziazione, tant'è che ogni strumento (inclusa l'elettronica) ha una funzione di "sviluppo compositivo in divenire" che esula dal tradizionale concetto di interplay.

Nel progetto poca composizione molta improvvisazione: vero?
Questo nuovo progetto si sviluppa attraverso il concetto di "pattern", ovvero una micro cellula che in ogni brano acquisisce caratteristiche diverse. Ogni "partitura" molto spesso non supera le 2-3 misure, il resto è affidato all'improvvisazione. Sottolineo però che non si tratta di un disco di free jazz. Qui nulla è casuale e l'approccio compositivo è volto a esplicitare le caratteristiche del pattern nella maniera più coerente e intellegibile.

Avete già presentato il disco al pubblico...
Si lo abbiamo presentato in prima nazionale il 21 marzo – lo stesso giorno in cui è stato pubblicato per la NAU Records – presso il presso il prestigioso Teatro Vittoria Colonna di Vittoria, la mia città. Il pubblico presente al concerto ed il riscontro altamente positivo di questo evento, ci darà una forte "spinta” in vista dei prossimi concerti con i quali presenteremo "Pop Corn Reflections" in altre location lungo la penisola.