Il ddl povertà passa anche in Senato: è legge
Tra le misure introdotte anche il cosiddetto "reddito di inclusione"
Via libera dall'Aula del Senato al ddl sul contrasto alla povertà, che è stato approvato con 138 sì, 71 no e 21 astenuti.
Avendo già incassato l'ok della Camera, il provvedimento diventa quindi legge. Prevede anche l'introduzione del cosiddetto reddito di inclusione destinato ai nuclei familiari che avranno i requisiti previsti dalla normativa. "Un passo avanti per venire incontro alle famiglie in difficoltà", ha twittato il premier Paolo Gentiloni.
Approvata la legge sulla #povertà. Un passo avanti per venire incontro alle famiglie in difficoltà. Impegno sociale priorità del Governo
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 9 marzo 2017
"Si compie oggi un passo storico", ha commentato il ministro del Lavoro e della Politiche sociali, Giuliano Poletti. "Per la prima volta il nostro Paese si dota di uno strumento nazionale e strutturale di contrasto alla povertà - il reddito di inclusione (REI) - che ci consente di introdurre progressivamente una misura universale fondata sull'esistenza di una condizione di bisogno economico e non più sull'appartenenza a particolari categorie (anziani, disoccupati, disabili, genitori soli, ecc.)". Poletti ha spiegato che le risorse stanziate sono di 2 miliardi di euro per il 2017 e altrettanti per il 2018, con i quali si potranno aiutare circa 2 milioni di persone.
Che cosa prevede la legge - L'articolo unico del disegno di legge per il contrasto alla povertà, approvato a luglio dalla Camera e ora dal Senato, è collegato alla manovra finanziaria e delega il Governo ad adottare, entro sei mesi, più decreti legislativi: 1) per introdurre una misura di contrasto della povertà assoluta, denominata "reddito di inclusione" (o REI); 2) per riordinare le prestazioni di natura assistenziale; 3) per rafforzare e coordinare gli interventi dei servizi sociali garantendo in tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni.
I principi e criteri direttivi della delega stabiliscono che il "reddito di inclusione" deve essere una misura unica a livello nazionale, di carattere universale, subordinata alla prova dei mezzi e all'adesione a un progetto personalizzato di inclusione, articolata in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona. Per beneficiare della misura sarà previsto un requisito di durata minima di residenza nel territorio nazionale. E' previsto un graduale incremento del beneficio e dell'estensione dei beneficiari, da individuare prioritariamente tra i nuclei famigliari con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni.