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Segreteria Pd: Zingaretti-Martina è ancora partita aperta, ma è scontro sui numeri

Guerra di cifre in attesa delle primarie aperte il 3 marzo. La commissione dei garanti dem dovrà decidere sui numerosi ricorsi

Segreteria Pd: Zingaretti-Martina è ancora partita aperta, ma è scontro sui numeri - foto 1
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La prima fase del Congresso Pd è compiuta, ma la partita per la segreteria nazionale è ancora aperta.

Le convenzioni dei circoli si sono chiuse nel fine settimana, ma stando ai dati diffusi (e sui quali si è scatenata una vera guerra di cifre con tanto di ricorsi), nessuno è in fuga solitaria. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, si ferma al 47%, vicino a quel 50 che gli consentirebbe di gestire il partito senza impantanarsi in accordi interni. Segue Maurizio Martina, arrivato al 37%.

Giallo sui numeri - Le cifre che arrivano dai circoli sono molto diversi: sarà la commissione di garanzia del Congresso a sciogliere il nodo, anche se Umberto Marroni, rappresentate della mozione #aporteaperte di Boccia, ammonisce i sostenitori dei singoli candidati, dai quali "continuano a falsificare dati e diffondere numeri che arrivano alla spicciolata".

Fuori dai giochi Boccia - Nella competezione regge, anche se resta lontano dalle posizioni di vertice, Roberto Giachetti. Al di là dell'11.68% (21.212 voti) che avrebbe ottenuto tra gli iscritti, si tratta sempre di una candidatura elaborata e presentata nel giro di pochissime ore, mentre i suoi avversari hanno avuto molto più tempo per organizzare le proprie campagne elettorali. Quasi fuori dai giochi, invece, Francesco Boccia (2,52% e 4.577 consensi), Dario Corallo (0,95%, 1.725) e Maria Saladino (0,76%, 1.380).

In Sicilia i voti fantasma - Il caso Sicilia getta ombre sulle consultazioni, che hanno scatenato una vera e propria guerra tra le diversi "correnti" Dem. A Trapali e provincia annullato il voto, mentre a Gualtieri, un piccolo centro, si sono registrati più elettori che a Messina. Anche a Palermo il voto in diversi circoli è stato dichiarato nullo. Non entra nelle polemiche il capolista Zingaretti, seguendo una linea di continuità dall'inizio della contesa. Anche sulle ire tra i militanti, innescate dai retroscena che vorrebbero un accordo già chiuso con l'inseguitore Martina, per una divisione delle cariche interne, si è tenuto lontano. Nonostante le faide, il Pd si avvia dunque alla convenzione nazionale del 3 febbraio che ratificherà i risultati della prima fase.