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Rottura nel M5s: in 50 pronti a votare provvedimento per provvedimento

Rivolta contro Di Maio e la struttura che gestisce il Movimento, a rischio la maggioranza al Senato. "Serve maggiore collegialità"

Rottura nel M5s: in 50 pronti a votare provvedimento per provvedimento - foto 1
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Non c'è stato nemmeno il tempo di assistere al giuramento del nuovo governo.

Lo strappo nel Movimento 5 Stelle, già nell'aria da tempo, si è concretizzato proprio nelle ore in cui l'esecutivo Conte ha visto la luce. Cinquanta parlamentari, quelli dell'ala dura e pura, si sono scagliati contro Luigi Di Maio e contro la struttura che gestisce il Movimento e si sono detti pronti a valutare "punto su punto le leggi da votare".

La rivolta è emersa nei giorni scorsi durante l'assemblea dei grillini. Tanti hanno denunciato poca collegialità, soprattutto dopo il passo falso sull'impeachment del Capo dello Stato. Ma anche la gestione tutta "verticistica" del nodo Savona non è piaciuta. "Non possiamo scoprire le cose da Barbara D'Urso, caro Luigi", riporta sulle pagine de La Stampa la sarda Manuela Corda. Un pensiero, secondo il quotidiano, condiviso da molti mettendo potenzialmente a rischio la maggioranza in Senato, dove i numeri sono risicati. L'on. Corda però a Tgcom24 smentisce le frasi attribuitele dal giornale torinese: "L'autore ha fatto un collage di frasi spezzate, raccolte durante l'assemblea distorcendo il senso della conversazione, che era di tutt'altra portata e di tutt'altro senso. Il tutto con una manifesta cattiva intenzione di provare una divisione interna nel Movimento 5 Stelle che non esiste.Non ho mai affermato non possiamo scoprire le cose da Barbara D' Urso, ma ho semplicemente detto che avevo visto quelle interviste mentre di solito non seguo quel programma. Trovo assolutamente scorretto che si prendano stralci di interventi “distorti” passati non si sa da quale fonte, per insinuare falsità e illazioni sulle singole persone. Noi siamo uniti e coesi".

Ma non c'è solo La Stampa a riportare malumori. Sotto tiro non ci sarebbe solo il capo politico del Movimento, ma anche i suoi più stretti collaboratori, in particolare Davide Casaleggio e Rocco Casalino, capo della struttura comunicativa. "Due non eletti", come tuonano i ribelli, secondo quanto riportato dal Messaggero. "Non firmeremo fiducie in bianco - sostengono -, ma Luigi non è in discussione al momento. Dobbiamo solo liberarlo dall'abbraccio mortale dello staff. Solo così potrà dimostrare di essere un vero leader".