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Reddito di Cittadinanza, arriva un'altra stretta: addio "proposta congrua" basta un no e si perde il sussidio

Dalla Commissione Bilancio confermato l'assegno per sette mesi. I giovani che non hanno finito la scuola dell'obbligo dovranno seguire corsi di formazione. La quota destinata a pagare l'affitto andrà direttamente al padrone di casa

Reddito di Cittadinanza, arriva un'altra stretta: addio "proposta congrua" basta un no e si perde il sussidio - foto 1
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Il reddito di cittadinanza cambia ancora nell'ultima versione della Manovra uscita dalla commissione Bilancio, con una nuova stretta che porta altri fondi e riduce l'universalità dell'intervento.

Tre i capisaldi a partire dall'assegno che verrà erogato per sette mesi (e non otto). Scompare il concetto di offerta "congrua" di lavoro: sarà il no alla prima proposta di impiego a far saltare l'erogazione del reddito (non verranno più considerate esperienze e competenze del candidato e nemmeno la distanza dal luogo di lavoro). Per i beneficiari di età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno terminato la scuola dell'obbligo la possibilità di usufruire del reddito sarà condizionata all'iscrizione e alla frequenza di percorsi di formazione. La terza novità riguarda chi invece utilizza il reddito per pagare l'affitto. La quota non sarà più a disposizione del beneficiario ma versata direttamente al proprietario dell'immobile.

Reddito di Cittadinanza, la nuova stretta che va a finanziare il reddito alimentare - Tra le novità c'è che l'assegno sarà erogato per 7 mesi e non per 8 come stabilito nella legge originaria uscita dal cdm. Una mossa che consente di risparmiare oltre 200 milioni in più rispetto alle previsioni, facendo salire la dote del reddito a quasi un miliardo di euro. Una maxicopertura a cui corrisponde, per aiutare chi si trova in povertà assoluta, un microstanziamento da 1,5 milioni nel 2023 e 2 milioni nel 2024 destinato alla sperimentazione nuovo reddito alimentare, voluto dal Pd per distribuire pacchi di prodotti invenduti e ridurre così lo spreco.

 

 

La stretta sul reddito arriva anche sulle offerte di lavoro. Con l'approvazione di un emendamento a firma Maurizio Lupi, il riferimento normativo all'offerta cosiddetta "congrua" scompare. In pratica la prima offerta che - se rifiutata - fa perdere il diritto all'assegno non dovrà più considerare le esperienze e competenze maturate e nemmeno la distanza del luogo di lavoro e i tempi di trasferimento. Finora per essere considerate congrue le offerte dovevano infatti riguardare posti di lavoro entro 80 chilometri dal domicilio del beneficiario, raggiungibili in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici.

 

 

Su spinta del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, viene peraltro previsto che per i giovani la fruizione sia legata all'istruzione. Per i beneficiari di età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno terminato la scuola dell'obbligo la possibilità di usufruire del reddito sarà condizionata all'iscrizione e alla frequenza di percorsi di formazione o comunque funzionali all'adempimento dell'obbligo scolastico.

 

 

L'ultima novità riguarda chi invece utilizza il reddito per pagare l'affitto. La quota non sarà più a disposizione del beneficiario, ma sarà versata direttamente al proprietario dell'immobile. Una norma con cui, secondo Confedilizia, viene finalmente "fatta giustizia".

 

A spiegare la ratio nel suo complesso è il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Le modifiche, afferma, "non si riferiscono a tutti ma solo a chi è in grado di accettare un lavoro. Le condizioni di disagio sono assolutamente tutelate". Il lavoro sul reddito non è comunque concluso: la ministra Elvira Calderone assicura infatti che a gennaio il governo approverà un decreto per definire la seconda gamba essenziale per i beneficiari e "mettere i puntini sulle i" sulle politiche attive.

 

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