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Mattarella, meno egoismo dallʼUe Bruxelles: via a "quote immigrazione"

Il Presidente: "Siamo il continente dei grandi ideali, pensiamo a lavoro e accoglienza". NellʼUnione circola un piano per dividere il peso dellʼimmigrazione fra i 28 paesi, ma nord ed est già pongono il veto

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"L'Europa torni ad essere vettore di sviluppo, utilizziamo le nostre risorse per un rilancio e rafforziamo il piano Juncker", così il Capo dello Stato Mattarella in occasione della Festa dell'Europa. Il Presidente richiama un cambio di rotta sull'austerità per ridurre gli squilibri sociali e cita Schuman e la sua dichiarazione: "Oggi come allora c'è bisogno di crescita e giustizia. Scegliamo il nostro destino"

Il messaggio - Un discorso chiaro quello del Presidente Sergio Mattarella nel Giorno Europeo: come 65 anni fa "L'Europa non potrà farsi da sola", dice, citando Schuman e la Dichiarazione firmata il 9 maggio del 1950, che diede avvio alla CECA (Comunità del Carbone e dell'Acciaio). Le sfide dell'Unione oggi sono molte ma c'è bisogno di un rilancio. E il messaggio arriva dritto a Bruxelles: "Basta egoismi sul tema dell'austerità e dell'immigrazione". Ricorre il "Noi siamo europeisti" e un monito a non considerare solo la burocrazia ma anche le opportunità di essere uniti, a patto di puntare sulla crescita.

I punti - Lavoro, giovani, sviluppo, ruolo dell'Europa nel mondo: questi i punti centrali del discorso del capo dello Stato. Mattarella ribadise che la solidarietà e la pace furono alla base del patto di collaborazione fra Stati che fino a poco prima si erano combattuti: "Meno egoismo per svolgere un ruolo di pace in Africa e Medio Oriente". L'obiettivo, secondo il presidente, è tornare ad avere una voce autorevole: "Le nuove sfide della società globale devono porre all'Europa nuove ambizioni e nuovi traguardi da affrontare con creatività".

Piano UE sull'immigrazione, se ne parlerà mercoledì - Da fonti europee arriva una comunciazione su un imminente provvedimento per redistribuire i migranti su tutto il continente. Ma è già pronta la fronda del no: Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e paesi nordici sul piede di guerra per non farli arrivare sui propri territori. Bruxelles è al lavoro per preparare anche una missione in acque libiche, che bloccherà i barconi alla partenza. Se ne discuterà in Commissione mercoledì, intanto il dossier è circolato nelle capitali.