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Manovra, via libera della Camera con 197 sì e 129 no | Giorgetti: "L'importante era atterrare"

Ora la manovra passa al Senato, che la esaminerà dal 27 dicembre


La Camera ha dato il via libera alla Manovra.

L'ok è arrivato con 197 voti a favore, 129 contrari e due astenuti. Venerdì in serata l'Aula aveva approvato la questione di fiducia posta dal governo con 221 voti favorevoli e 152 contrari, mentre 4 erano stati gli astenuti. Il testo della legge di Bilancio passa ora al Senato, che lo esaminerà dal 27 dicembre. Protesta delle opposizioni per due emendamenti presentati dall'esecutivo dopo la fiducia, il primo per l'allineamento delle coperture, il secondo per l'acquisto da parte dello Stato di Villa Verdi e per contrastare la peste suina in Piemonte.

 

 

"È come gli aerei, quando c'è un po' di turbolenza, l'importante è atterrare", ha commentato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti smorzando le polemiche sugli imprevisti dell'ultimo momento. L'emendamento per inserire la Carta cultura giovani nei giorni scorsi aveva di fatto escluso i fondi per l'acquisto di Villa Verdi da parte dello Stato, per la cui salvezza un mese fa si era impegnato il ministro Gennaro Sangiuliano. Un errore, una svista, un ripensamento, non è chiaro. Fatto sta che il governo, a ridosso della maratona notturna in Aula, ha inserito la residenza che fu del compositore fra le esigenze indifferibili: così sono stati spostati 20 milioni di euro dal fondo del ministero dell'Economia a quello della Cultura, modificando una delle tabelle allegate al provvedimento da 35 miliardi di euro complessivi. "Una forzatura", protestano le opposizioni, anche perché su Villa Verdi "era già stato discusso un emendamento in commissione".

 

È l'ultima di varie retromarce e correzioni in corsa. Come per il refuso che eliminava il tetto al contante assieme alla norma sul Pos. O l'emendamento da quasi mezzo miliardo per i Comuni, senza copertura, che dopo i rilievi della Ragioneria di Stato ha costretto a un passaggio supplementare in commissione Bilancio per lo stralcio. "Nelle due notti in commissione non c'era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria - la versione del deputato di FdI, Federico Mollicone -: dovevamo mandare delle mail con risposte che arrivavano la mattina dopo. C'è stato un caos amministrativo e non politico".

 

Accuse respinte al mittente. I tecnici, taglia corto Giorgetti, "hanno lavorato tanto, sono tutti stanchi". L'ultimo pomeriggio lo hanno trascorso sulle ultime due modifiche prima di andare in Aula. Oltre a quella per Villa Verdi, anche una che stanzia 400mila euro (sempre risorse dell'esecutivo) per contrastare la peste suina in Piemonte, su cui in commissione non si era trovato l'accordo politico per usare il fondo parlamentare. La svolta, raccontano le opposizioni, è arrivata per il pressing di Lega e FdI, ed è stata tradotta in due emendamenti del governo alle tabelle, da approvare in Aula dopo la votazione sulla fiducia, che invece si mette solo sul testo della legge.

 

Il dibattito finale è stato solo la sintesi di una settimana di tensioni fra maggioranza e opposizioni. Non solo sulle misure, dalla stretta al Reddito di cittadinanza (da cui non scompare l'offerta congrua, perché l'emendamento ad hoc non è stato ben calibrato) alla norma sulla caccia in città, che Avs vuole impugnare in Europa. Ma anche sui metodi: il Pd ha occupato la presidenza della commissione alla prima seduta disertata dalla maggioranza, il Terzo polo ha abbandonato i lavori nella fase finale, e il M5s ha protestato giovedì con un presidio in Aula a fine lavori. Giorgia Meloni ritiene ampiamente superato il primo esame. "È una manovra in un momento difficile, non fa miracoli ma aiuta tante persone", nota il vicepremier Matteo Salvini. "FI - sottolinea il capogruppo Alessandro Cattaneo - ha dato un contributo decisivo", ad esempio su pensioni minime e decontribuzione fino a 8mila euro per i giovani assunti stabilmente. Il voto contrario del Pd è accompagnato dalla convinzione che "non sia una manovra coraggiosa ma vigliacca".

 

Per il leader M5s Giuseppe Conte lo slogan della maggioranza "conteneva un errore: non 'siamo pronti' ma 'siamo proni'". Avs, stigmatizzando le "12 sanatorie", promette il ricorso all'Ue contro la norma sulla caccia, denunciando l'ordine del giorno con cui la Lega chiede di "declassare il lupo da specie protetta". E dal Terzo polo Luigi Marattin parla di "un livello di approssimazione e incapacità mai visto". In alcune manovre del passato, si fa notare nella maggioranza, ci sono stati più stralci e correzioni chiesti dalla Ragioneria, ed è in linea con i precedenti anche la prima approvazione alla vigilia di Natale. Il Senato dovrà completare la seconda prima di capodanno.

 

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