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Lotta alle notizie false, gli esperti Ue raccomandano più trasparenza alle piattaforme

Consegnata al commissario per lʼEconomia la relazione sul fenomeno, che servirà alla Commissione per valutare i provvedimenti da adottare. Per Eurobarometro le fonti di informazione più affidabili sono i mezzi di comunicazione tradizionali

Lotta alle notizie false, gli esperti Ue raccomandano più trasparenza alle piattaforme - foto 1
-afp

Promuovere l'alfabetizzazione mediatica, difendere diversità e sostenibilità dei mezzi di informazione europei, redarre un codice di principi che le piattaforme online e i social network dovrebbero impegnarsi a rispettare.

Sono alcune delle raccomandazioni contenute nella relazione per la lotta alla disinformazione online che un gruppo di esperti europei ha consegnato al commissario per l'Economia e la società digitali Mariya Gabriel.

La relazione si concentra in particolare sui problemi legati alla disinformazione online, piuttosto che alle notizie false, per il quale è stato volutamente evitato il termine "fake news", ritenuto inadeguato a rendere la complessità del problema della disinformazione, che riguarda anche la mescolanza di fatti reali e informazioni inventate. La relazione definisce dunque la disinformazione come "informazione falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o con l'intenzione di arrecare un pregiudizio pubblico".

Per combattere il fenomeno, il gruppo di 39 esperti (rappresentanti della società civile, delle piattaforme social media, delle organizzazioni del settore dell'informazione, del giornalismo e del mondo accademico costituito per consigliare la Commissione europea sui provvedimenti in tema di notizie false) raccomanda di promuovere l'alfabetizzazione mediatica per contrastare la disinformazione, sviluppare strumenti che permettano agli utenti e ai giornalisti di combattere la disinformazione, difendere la diversità e la sostenibilità dei mezzi di informazione europei e portare avanti la ricerca sugli effetti della disinformazione in Europa. Il gruppo sostiene inoltre la redazione di un codice di principi che le piattaforme online e i social network dovrebbero impegnarsi a rispettare. Tra i dieci principi chiave delineati nella relazione, le piattaforme online dovrebbero, per esempio, garantire la trasparenza spiegando come funzionano gli algoritmi che selezionano le notizie da presentare, migliorare la visibilità delle notizie affidabili e attendibili e facilitarne l'accesso per gli utenti.

Ricevuta la relazione, Mariya Gabriel ha ringraziato "il gruppo di esperti ad alto livello e la professoressa Madeleine de Cock Buning per l'eccellente guida del gruppo e per essere riuscita a rispettare scadenze tanto serrate. Con tutti i pareri raccolti e le ampie competenze collettive abbiamo ora a disposizione una grande quantità di materiale che ci aiuterà a formulare una serie di alternative concrete per affrontare meglio i rischi posti dalla diffusione della disinformazione online". E la presidente del gruppo di esperti, da parte sua si è detta "molto soddisfatta dei risultati ottenuti e in particolare dell'impegno con cui tutte le parti interessate, comprese le piattaforme online, si sono dedicate alla formulazione dei provvedimenti che raccomandiamo alla Commissione di adottare. Si tratta di un grande passo in avanti per contrastare la diffusione della disinformazione: abbiamo creato un punto di partenza solido per la creazione di un codice di pratiche sostenuto da una coalizione di più soggetti interessati".

Insieme alla relazione sono stati pubblicati anche i risultati di una consultazione pubblica e i dati di un sondaggio Eurobarometro sul fenomeno. Secondo la consultazione, le due principali categorie di disinformazione intenzionale in cui le notizie false hanno maggiore probabilità di causare un danno sociale sono quelle mirate a influenzare le elezioni e le politiche in materia di migrazione, mentre per Eurobarometro gli europei sentono una forte presenza di notizie false nell'UE e l'83% degli intervistati ritiene che questo fenomeno rappresenti un pericolo per la democrazia.

Il sondaggio sottolinea in particolare l'importanza dei mezzi di comunicazione di qualità: i partecipanti ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio al 70%, TV all 66% e stampa al 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con un tasso di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%. Dalla consultazione pubblica emerge invece che i social media, gli aggregatori di notizie online e i blog e siti web godono di minor fiducia, mentre maggiore fiducia è riposta nei giornali e nelle riviste tradizionali, nei siti web e nelle pubblicazioni online specializzati, nelle agenzie di stampa e nelle agenzie pubbliche (con un totale di oltre il 70%).