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Jobs Act, la Consulta boccia il referendum sull'articolo 18

La proposta della Cgil puntava allʼabrogazione delle modifiche apportate dal decreto sul Lavoro. Lorenzin: "Nessun effetto sul governo". Salvini: "Sentenza politica"

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito sull'articolo 18: il referendum che, proposto dalla Cgil, mirava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act non si potrà dunque tenere.

La Consulta ha invece dato via libera ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore.

E' passata con 8 voti a favore e 5 contrari - a quanto si apprende - la decisione dei giudici della Corte Costituzionale. La giudice Silvana Sciarra, che aveva ricevuto l'incarico di relatrice del caso, era invece a favore dell'ammissibilità: per questo, come avviene in casi di questo tipo, non stenderà il testo della sentenza con le motivazioni, che dovrebbero scritte - sempre a quanto si apprende - dal vice presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi.

No alla richiesta della Cgil - Al termine della Camera di consiglio, la Consulta ha dunque detto no al referendum sull'Articolo 18 dichiarando inammissibile il quesito che proponeva la cancellazione delle norme del Jobs act in materia di licenziamenti illegittimi che prevedono il pagamento di un indennizzo invece del reintegro sul posto di lavoro. Era la Cgil la principale promotrice del referendum con il quale mirava a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa.

Sì al referendum su voucher e appalti - E' arrivato, invece, il via libera per quanto riguarda i referendum, sempre proposti dalla Cgil, sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. La decisione dei giudici della Corte Costituzionale è arrivata dopo una riunione durata oltre due ore. Ammessi, dunque, due quesiti referendari su tre.

Poletti: "Voucher sono l'alternativa al lavoro nero" - Lo strumento dei voucher va modificato, ma "hanno una loro utilità", non vanno aboliti per "evitare che l'alternativa sia il lavoro nero". Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, lo ha ribadito intervenendo a un incontro del Pd di Roma. "Se li eliminassimo con un colpo di penna una parte di quelle persone finirebbe a lavorare in maniera irregolare", ha spiegato. "Bisogna cambiarli, vanno corrette le distorsioni e impediti gli usi impropri".

Lorenzin: "Da referendum nessun effetto sul governo" - Secondo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il referendum sui due quesiti del Jobs act "non ha niente a che vedere con la durata del governo che è impegnato fuori dal Palazzo a far fronte alle priorità del Paese e in Parlamento a fare la legge elettorale".

Salvini: "Sentenza politica" - "Dalla Consulta sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero". Questo il commento di Matteo Salvini, che ha aggiunto: "Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio".

Di Maio: "Con referendum voucher spallata finale al Pd" - Sulla decisione della Corte Costituzionale è intervenuto anche Luigi Di Maio. "Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra", ha dichiarato il deputato del M5s. "Potrebbe essere che provino ad indire elezioni politiche per bloccare il voto referendario. Vorrà dire che ci penserà il governo del Movimento ad eliminare questa indecenza. In ogni caso, le loro folli scelte sulle politiche del lavoro sono spacciate", ha proseguito Di Maio.