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Etruria, il pm Rossi: "Alla commissione ho detto ciò che dovevo"

Bufera sul magistrato dopo le voci di un nuovo filone dʼinchiesta nel quale sarebbe indagato anche il padre della Boschi

Etruria, il pm Rossi:
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"Tutto quello che avevo da dire l'ho detto giovedì in Commissione d'inchiesta sulle banche".

Lo dichiara il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, sul quale è bufera per le indiscrezioni sul fascicolo aperto in procura sul Cda di Banca Etruria. E su Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, afferma: "Ho ribadito la sua esclusione dal processo per bancarotta, mentre per gli altri procedimenti ho precisato che non essere imputati non vuol dire non essere indagati".

Il nuovo fascicolo sarebbe uno spezzone d'indagine che riguarda la vendita di obbligazioni considerate rischiose ai clienti retail che non avrebbero avuto il profilo per acquisirle, e nel registro degli indagati sarebbero finiti alcuni membri del Cda della banca, compreso Pier Luigi Boschi, che all'epoca era vicepresidente dell'istituto anche se senza incarichi operativi.

L'apertura del fascicolo sarebbe scaturita dalle sanzioni comminate dalla Consob agli ex amministratori di Banca Etruria a settembre, per complessivi 2,76 milioni di euro, e riguarda il periodo 2012-2014, incentrato proprio sulle violazioni riscontrare nei prospetti informativi. La procura starebbe dunque valutando i profili penali relativi alle norme che puniscono il falso in prospetto e il ricorso abusivo al credito.

Sul fatto che questa parte dell'inchiesta non sia emersa di fronte alla Commissione, il senatore di "Idea" Andrea Augello ha annunciato domenica di aver inoltrato al presidente della Commissione, Pier Ferdinando Casini, una richiesta formale per verificare l'esistenza di un filone di indagine sulla denuncia della Consob riguardo alle falsificazioni dell'ultimo prospetto per l'emissione di obbligazioni subordinate di Banca Etruria. Se così fosse, ha sottolineato il senatore, "ovviamente sarebbero in questo momento indagati i componenti del Cda che deliberarono su quel prospetto, e di tutto ciò il procuratore di Arezzo Roberto Rossi non avrebbe ritenuto di informare la Commissione". E se le indiscrezioni fossero confermate, Augello ha già preannunciato la sua volontà di proporre alla Commissione "di trasmettere l'audizione del dottor Rossi al Csm affinché ne sanzioni il comportamento reticente e omissivo davanti al Parlamento italiano".

La lettera di Rossi - Rossi, nella sua lettera a Casini, sottolinea però, oltre a dibadire di aver risposto correttamente a tutte le domande, di aver precisato che Boschi non è tra i rinviati a giudizio, ma di aver annuito quando gli è stato chiesto se lui e altri potrebbero essere indagati.

Sempre a proposito di Pier Luigi Boschi, il procuratore di Arezzo avrebbe anche ricordato nella lettera di non aver celato niente sulla sua posizione, ma di aver anzi specificato, rispondendo alle domande dei commissari, che ci sono 14 persone del Cda di Banca Etruria non rinviate a giudizio. Da qui, la domanda dei commissari: "Quindi potrebbero essere indagati?", alla quale Rossi ha risposto "sì". Il procuratore aretino ha poi ribadito ancora una volta che "qui non si sta parlando di indagini, ma di rinviati a giudizio".

Le domande proseguono poi sulla questione del falso in prospetto. Il procuratore ha dunque chiesto di procedere in audizione secretata perché si tratta di indagini tuttora in corso e quindi protette dal segreto istruttorio. Rossi ha confermato che l'ex vicepresidente di Banca Etruria era escluso dal processo per bancarotta in svolgimento. Per quanto attiene invece gli altri procedimenti, Rossi avrebbe ricordato che la posizione di non imputato non significa non essere iscritto nel registro degli indagati. "Null'altro mi è stato chiesto in merito".

Intanto sulla questione interviene anche il M5s, che per bocca della deputata Laura Castelli attacca il Partito democratico: "Il Pd passa dagli starnazzamenti giulivi fuori luogo ai travisamenti della realtà. Facciamo notare agli 'yes men' renziani che qui si sta parlando di una indagine sulle due obbligazioni subordinate del 2013 che turlupinarono i piccoli risparmiatori per un totale di circa 110 milioni di euro, allo scopo di puntellare il malmesso stato patrimoniale della banca. E' coinvolto tutto il Cda 2011-2014 e non ci pare che Pier Luigi Boschi fosse in quel momento un passante occasionale dalle parti di Etruria".

"E' ridicolo - prosegue la Castelli - fare oggi la parte dei paladini del risparmio e attaccare Bankitalia quando, in mille giorni di governo, oltre agli scellerati provvedimenti presi, l'ex premier di Rignano non si è mai sognato di convocare uno straccio di Cicr per raddrizzare la situazione che si stava via via deteriorando o magari per ascoltare il governatore Visco. Ma gli italiani sanno con chi hanno a che fare e parleranno chiaramente al momento del voto".