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M5s prova a "condizionare" Draghi: "No a governi tecnici, la strada è politica"

Per Luigi Di Maio "è nostro dovere riuscire a trovare una sintonia politica per il bene e il futuro del nostro Paese con un governo politico". Di Battista: "Draghi? Lo votino i partiti dellʼestablishment"

di maio

Luigi Di Maio auspica un "governo politico" e, all'assemblea M5s, spiega: "Le regole della democrazia sono molto chiare. La via democratica alla ricostruzione dell'Italia, in virtù anche del lavoro svolto finora e dei risultati ottenuti, sia quella di un governo politico che risponda alle esigenze degli italiani. Ricordiamoci che nel 2018 abbiamo preso il 33% dei voti. Dobbiamo mostrarci compatti. Chiedo unità. Nessuno pensi di dividerci".

Le posizioni del M5s su Draghi All'indomani del fallimento del mandato esplorativo di Roberto Fico per un Conte Ter, il Movimento 5 Stelle si mostra contemporaneamente contro il governo Draghi, a favore di un esecutivo politico e senza alcun timore per le elezioni.

 

Crimi "brucia" Draghi La prima opzione è quella lanciata dal capo politico reggente, Vito Crimi, con un post martedì notte, che di fatto prova a "bruciare" l'ex presidente della Bce nemmeno cinque ore dopo la convocazione al Quirinale. Una posizione subito sposata dall'ala più "contiana" dei Cinquestelle, quella dove si ritrovano diversi ministri dell'ex "avvocato del popolo", e sulla quale ha deciso di convergere anche Alessandro Di Battista, con i parlamentari a lui più vicini. 

 

Di Battista: "No a Draghi, lo votino i partiti dell'establishment" "Quel che penso è che il governo Draghi lo debbano votare i rappresentanti dell'establishment", ha detto infatti Di Battista. "Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a leggi Fornero. Lo voti mezzo Pd che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del 'sistema' mascherato. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti FI".

 

L'ala che lamenta la mancanza di confrontoMa non tutti all'interno del Movimento hanno una posizione così tranchant. Anzi, buona parte dei gruppi si ritrova sulla riflessione opposta: una linea così dura rischia non solo di portare il Movimento a sbattere, ma soprattutto di mandare il Paese a gambe all'aria. Diversi parlamentari provano a far passare anche la loro versione, lamentando la mancanza di discussione, peraltro a poche ore da un'assemblea congiunta, convocata appunto per decidere cosa fare. "Neanche se fossimo in Unione Sovietica si deciderebbe una cosa così importante senza neanche consultarci", si sfoga un deputato della "vecchia guardia".

 

 

Nel mirino finiscono, ancora una volta, gli attuali vertici: "La linea tenuta in questa crisi è stata totalmente sbagliata fin dall'inizio, non possiamo più affidarci a chi l'ha studiata e difesa, senza ascoltare chi chiedeva più prudenza o quantomeno una riflessione condivisa".

 

In congiunta i nodi non vengono sciolti. Crimi ribadisce: "Un governo tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato". I dubbi si accavallano, qualcuno chiede anche un passaggio con la base su Rousseau e Crimi non chiude la porta: "E' un'ipotesi da non trascurare".

 

Di Maio: "Serve un governo politico" Tutti aspettano Luigi Di Maio, voce ancora molto influente nel Cinquestelle. Il ministro degli Esteri chiede di stoppare gli attacchi a Draghi "che ha legittimamente e correttamente risposto a un appello del Capo dello Stato", ma indica un'altra strada: "E' nostro dovere riuscire a trovare una sintonia politica per il bene e il futuro del nostro Paese con un governo politico". La posizione è chiara, anche se più conciliante. Come quella di Federico D'Incà, che suggerisce di "sedersi a un tavolo con Draghi e capire cosa ci propone" prima di prendere una decisione definitiva. 

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