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Dal MSI a Forza Italia, la biografia di Altero Matteoli: in Parlamento dal 1983

Eʼ stato tre volte ministro con Silvio Berlusconi: bis allʼAmbiente e unʼesperienza a Infrastrutture e Trasporti

Dal MSI a Forza Italia, la biografia di Altero Matteoli: in Parlamento dal 1983 - foto 1
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Morto in un incidente stradale sulla via Aurelia all'età di 77 anni, Altero Matteoli, senatore di Forza Italia e presidente della Commissione Lavori pubblici, era nato a Cecina (Livorno) nel 1940.

Ha militato nel MSI (Movimento Sociale Italiano), di cui è diventato deputato nel 1983. Da allora in poi è stato sempre eletto in Parlamento e ha ricoperto per tre volte la carica di ministro nei governi presieduti da Silvio Berlusconi: due volte all'Ambiente e una volta a Infrastrutture e Trasporti.

Matteoli ha ricoperto inoltre la carica di sindaco di Orbetello (Grosseto) dal 2006 al 2011. Nel 1994 partecipa alla cosiddetta "svolta di Fiuggi", che sancisce la trasformazione del MSI in Alleanza Nazionale. Dopo la vittoria alle elezioni nello stesso anno, assume la carica di ministro dell'Ambiente. L'esperienza terminerà pochi mesi dopo, con la caduta del primo governo Berlusconi.

Nel 2001 diventa nuovamente ministro dell'Ambiente, nel secondo governo guidato dal leader di Forza Italia. Stavolta manterrà la carica fino al termine della legislatura, nel 2006. Nel terzo governo Berlusconi, Matteoli ricopre invece la carica di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal 2008 al 2001. Nel 2013, allo scioglimento del Popolo delle Libertà che aveva unito Forza Italia e An, si iscrive nelle fila Forza Italia.

Al suo primo incarico come titolare dell'Ambiente, vince il "premio Attila" assegnato dal Wwf per il condono edilizio varato dal governo. Le critiche degli ambientalisti accompagneranno anche la sua seconda esperienza al dicastero "verde", per le posizioni sul protocollo di Kyoto e sul nucleare.

Come ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, vara nel 2009 il Piano Casa e si batte senza successo per il completamento dell'Autostrada Tirrenica, nel tratto tra Tarquinia e Grosseto, contro l'ipotesi di raddoppio dell'Aurelia. Nel 2014 viene condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per corruzione, nell'ambito dell'inchiesta sul Mose.