politica

Quote rosa, scontro FI-ministra

Prestigiacomo: non parlino di bon ton

10 Feb 2006 - 14:39

Prima i fischi e gli insulti di mercoledì, poi una lettera di solidarietà al capogruppo Schfani. La battaglia del ministro Prestigiacomo sull’approvazione delle quote rosa, continua a non piacere agli alleati. E, all’indomani del voto in Senato, proseguono le contestazioni forziste. Una missiva firmata da 53 senatori azzurri, è stata recapitata all’esponente di Palazzo Madama: “vittima”, stando ai sottoscrittori, del cattivo comportamento del ministro.

In sostanza, secondo i forzisti, la Prestigiacomo ha scavalcato il ruolo di Schifani, trattando invece con l’opposizione, in particolare con il capogruppo diessino, Gavino Angius. Durante la discussione sul ddl delle quote rosa, infatti, ha aderito alla richiesta di sospensiva avanzata dal senatore Ds. Un gesto offensivo per Forza Italia, che avrebbe violato il bon ton parlamentare. Insomma, questo è il ragionamento dell’entourage azzurro, “ha messo il gruppo di fronte al fatto compiuto, mentre lo avrebbe dovuto consultare prima. Esiste un regolamento che non può essere forzato e un ministro non è competente a prendere decisioni che riguardano tutto il partito”.

Di qui, la scelta della lettera di solidarietà a Schifani, con tanto di copia depositata direttamente nelle mani del premier Silvio Berlusconi. Nella missiva i toni sono più pacati e soprattutto meno offensivi di quelli usati in Aula. Nella prima parte si sottolinea la partecipazione del gruppo ai lavori, nella seconda si biasima la scelta della Prestigiacomo solidarizzando, invece, con Schifani. Ma per il ministro delle Pari Opportunità, non è una novità: “Era già accaduto – spiega al Corriere della sera – e anche in questa battaglia sono stata colpita da fuoco amico”.

E’ ancora fresco nella memoria, il ricordo dello scontro tra il ministro e buona parte della Cdl sul referendum per la procreazione assistita nel quale la Prestigiacomo ha votato si tra tante contestazioni. Ma comunque sia, sbotta il ministro, “politicamente questa battaglia l’ho vinta io”. E poi, quanto al bon ton violato, aggiunge: “E’ buffo che si parli di buona educazione. Anch’io ho ricevuto una lettera di scuse per le parole grosse volate nell’emiciclo e non erano certo piacevoli”.

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