Promosso un appello al presidente del Senato affinché in Aula il voto sulla decadenza del leader Pdl avvenga comunque a scrutinio segreto
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Ventidue senatori "innovatori" del Pdl hanno promosso un appello al presidente del Senato, Pietro Grasso, affinché non ascolti il parere della Giunta per il regolamento sul voto palese per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Si tratta dell'ultima possibilità per ricorrere in Aula allo scrutinio segreto. "Il parere della Giunta - si legge nell'appello - oltreché tecnicamente infondato, contravviene alle regole della correttezza istituzionale".
L'appello, lanciato da Luigi Compagna primo firmatario, Piero Aiello, Andrea Augello, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Federica Chiavaroli, Francesco Colucci, Nico D'Ascola, Roberto Formigoni, Antonio Gentile, Carlo Giovanardi, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Bruno Mancuso, Paolo Naccarato, Giuseppe Pagano, Luciano Rossi, Maurizio Sacconi, Francesco Scoma, Salvatore Torrisi e Guido Viceconte (e condiviso dal ministro Quagliariello che non lo ha formalmente sottoscritto per rispetto dell'autonomia parlamentare) è aperto all'adesione di tutti i senatori che ne condividano i contenuti.
"Scrutinio sia segreto" - "Non vi può essere - si legge nell'appello - alcun dubbio sul fatto che il tipo di votazione in esame riguardi una persona e che dunque, ai sensi del terzo comma dell'articolo 113 del regolamento, debba avvenire a scrutinio segreto. Tale regola consolidata rappresenta un argine contro il rischio che delicate questioni che riguardano singoli senatori e non coinvolgono in alcun modo l'indirizzo politico del Senato e quindi la dialettica fra maggioranza e opposizione e fra le forze politiche, possano essere risolte sulla base degli schieramenti parlamentari senza alcuna considerazione del merito specifico delle stesse".
"Per garantire libertà di coscienza" - "Ed è proprio per tali ragioni - proseguono i 22 senatori Pdl - che il regolamento prevede un meccanismo di votazione idoneo a garantire a ciascun senatore la necessaria libertà di coscienza. Del tutto speciosa appare l'argomentazione addotta dalla Giunta, secondo la quale, rappresentando un prerogativa dell'organo parlamentare a tutela della legittimità della propria composizione in forza dell'articolo 66 della Costituzione, la deliberazione in oggetto non riguarderebbe singole persone e non ricadrebbe come tale nella previsione dell'articolo 113, comma terzo del regolamento".