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Consultazioni, Vendola: tocca a Bersani
Monti: larghe intese, Grillo: premier a noi

I presidenti delle Camere convengono con Napolitano sullʼ "assoluta necessità" di formare un governo. Bersani si mette a disposizione. LʼM5S prosegue su una linea di chiusura. Berlusconi apre a governo Pdl-Pd e Monti auspica un esecutivo di larghe intese per le riforme

Ansa

Il presidente Giorgio Napolitano ha avviato le consultazioni per la formazione del nuovo governo. I primi a salire al Quirinale sono stati i presidenti del Senato, Piero Grasso, e della Camera, Laura Boldrini. Con il Capo dello Stato hanno convenuto "l'assoluta necessità" di dare un esecutivo al Paese. Intanto, per il leader di Sel, Nichi Vendola, "l'incarico spetta a Bersani". Berlusconi annuncia: "Proporremo a Napolitano un governissimo Pd-Pdl".

Bersani si mette "a disposizione di un governo" - Queste le strategie dei vari partiti alla vigilia delle singole consultazioni con il Presidente della Repubblica. Pier Luigi Bersani salirà al Colle con l'intento di convincere il Capo dello Stato della sua proposta politica che rispecchia l'esigenza di cambiamento, uscita dalle urne. Bersani non andrà da Napolitano a pretendere l'incarico ma a mettere sè stesso e il Pd "a disposizione" di un governo per il Paese. Oggi, come ennesimo tentativo per convincere il Parlamento, il segretario ha inviato a tutti i parlamentari gli 8 punti del suo programma per il "governo del cambiamento". Ma sicuramente, come ribadirà domani il leader, il Pd esclude "governissimi" con il Pdl e quindi la richiesta che Berlusconi avanzerà per i democrats è irricevibile. Se, il leader di Sel Nichi Vendola ha chiarito che "l'incarico spetta a Bersani", il segretario Pd non intende pretendere la presidenza del Consiglio e andare da Napolitano con una posizione dura. Intanto i contatti con gli altri schieramenti per ottenere la fiducia non si sono interrotti. Più che sul versante dei grillini, i pontieri si muovono su quello dei montiani e per ottenere una neutralità dei leghisti che consenta al governo di muovere i primi passi. Tra i democratici non mancano gli scettici che, in caso di fallimento di Bersani, vedrebbero un governo guidato da Piero Grasso o da un tecnico come il direttore generale di Bankitalia.

L'M5S sceglie la linea dura - Il Movimento 5 Stelle giovedì salirà al Quirinale per le consultazioni e annuncia che al presidente Napolitano esporrà una serie di no: no ad un esecutivo Bersani; no ad un esecutivo composto da un personaggio di "alta caratura"; no ad un esecutivo istituzionale guidato, ad esempio, da Grasso. Insomma, "l'unico governo che voteremmo è un esecutivo a cinque stelle". In vista di questo appuntamento - al quale la delegazione sarà costituita dai due capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi, da Beppe Grillo ma non da Roberto Casaleggio, fermato all'ultimo momento da una febbre - il movimento si ricompatta e vota contro l'espulsione dei senatori "dissidenti" che non hanno votato scheda bianca a Palazzo Madama ma hanno contribuito ad eleggere Piero Grasso.

Berlusconi rilancia le larghe intese e mobilita il Pdl per sabato - La linea che Silvio Berlusconi esporrà a Giorgio Napolitano è quella che tiene dal giorno dopo le elezioni: un governo "di concordia" che abbia nel Pdl e nel Pd gli azionisti di maggioranza. L'ex premier ne ha parlato con i suoi fedelissimi a palazzo Grazioli e poi anche con gli emissari della Lega Nord che domani si recheranno con il leader del centrodestra all'incontro con il Capo dello Stato. Salvo sorprese dovrebbe essere proprio Berlusconi, come leader della coalizione di centrodestra, a spiegare la linea decisa al Quirinale. La sua intenzione è quella di ribadire al Colle la disponibilità a sostenere un governo, anche guidato da Pier Luigi Bersani, con un programma concordato insieme: "Per uscire dalla crisi - è la convinzione - servono interventi forti e solo un governo stabile Pdl-Pd puo' realizzarli". Berlusconi, nel corso di un collegamento telefonico con Studio Aperto, si dice "molto preoccupato perché la situazione economica e sociale del nostro Paese è drammatica. Continuano ad aumentare i disoccupati, chiudono le imprese e le famiglie non arrivano alla fine del mese". Ma il leader del Pdl è aperto anche ad un "esecutivo del Presidente" (l'idea che sia Pietro Grasso non dispiace per nulla a palazzo Grazioli) sempre a precise condizioni. In caso di diniego da parte del Pd, la strada per Berlusconi rimane quella del ritorno al voto il prima possibile. Berlusconi denuncerà di nuovo "l'occupazione militare dei vertici istituzionali da parte del Partito Democratico" con l'obiettivo di non essere esclusi dalle trattative, visto il risultato ottenuto alle elezioni. Sabato poi invita a manifestare a piazza del Popolo. Un'iniziativa "tutti con Silvio" che nell'intenzione del leader Pdl rappresenta la ripresa della campagna elettorale. Una mobilitazione di massa per portare a Roma più militanti possibili. Quattro treni speciali sono stati organizzati da via dell'Umiltà.

Monti: "Larghe intese per riforme" - Quanto a Mario Monti è orientato per un governo per le riforme, in cui confluiscano le "principali" forze politiche nel solco del cammino europeo. Il leader di Scelta Civica non desidera un Esecutivo Bersani. Ma non si opporrebbe ad un ipotetico governo del segretario Pd, a condizione che il suo programma di otto punti venga ampliato. In un lungo incontro degli eletti a Montecitorio si cerca di decidere la posizione dal portare dal Napolitano. Ma al vertice con Udc e Fli non mancano gli attacchi al professore. A queste, Monti replica: "So di essere considerato in via d'estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui". Poi Monti indica come intende muoversi: ribadisce che Scelta Civica non deve essere la "stampella" di nessuno. Riconosce che le urne, soprattutto per un partito del 10%, rappresentano un rischio; ma e' altrettanto rischioso dar vita ad un governo incapace di risolvere i problemi del Paese. E al momento, ragiona il professore, gli otto punti di Bersani sono lacunosi: servono soluzioni per l'economia, in linea con l'Europa. Pone l'accento sui nodi del lavoro e della giustizia. E non e' un caso, visto che Pd e Pdl hanno posizioni diverse da quelle di Scelta Civica. Per questo Monti lancia l'idea di larghe intese a "geometrie variabili": nel senso di un governo che trovi in Parlamento maggioranze diverse a seconda dei temi trattati.