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Prodi all'attacco: "Cambiare subito il timoniere"

Editoriale sul Messaggero: per il professore chiunque è meglio di Berlusconi

Ap/Lapresse

''Dopo la drammatica estate che abbiamo passato bisogna giungere alla conclusione che, pur navigando in un mare in tempesta, qualsiasi nuovo timoniere è meglio di quello esistente e che il rischio di un cambiamento è certamente preferibile alla certezza che la nostra nave vada a schiantarsi contro gli scogli''.

Lo scrive l'ex premier Romano Prodi in un editoriale sul Messaggero in cui critica duramente l'operato del governo.

''Prima dell'inizio delle ferie estive avevo scritto che in presenza di fortissime tensioni economiche e finanziarie della zona euro una crisi di governo sarebbe stata inopportuna'', rocrda Prodi. ''Poi e' arrivato agosto. La speculazione e le incertezze politiche sono aumentate di intensita' e, in aggiunta, le previsioni e i dati sulla crescita sono stati ovunque corretti al ribasso''.

''Di fronte a questo stato di fatto - accusa Prodi - la reazione del governo italiano non e' stata, sotto alcun aspetto, all'altezza della situazione. Le successive manovre economiche si sono distinte per la loro insufficienza, frammentarieta' e contraddittorieta'''.

''Le nostre incertezze e le nostre liti di agosto, con la quotidiana disputa tra il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia e tra quest'ultimo e tutti gli altri ministri, hanno prodotto un ulteriore drammatico deterioramento dell'immagine dei nostri vertici governativi'', prosegue l'ex premier. ''Questa cacofonia, unita a comportamenti personali del tutto singolari, ha provocato, all'interno del Paese, il distacco dall'esecutivo di molti dei pilastri che lo avevano sostenuto, a partire dalle associazioni di piccoli imprenditori e della Confindustria, e a un raffreddamento di quella parte delle gerarchie ecclesiastiche e di quei sindacati che, finora, avevano sostenuto il governo''.

''Il giudizio negativo - aggiunge Prodi - e' ancora peggiore all'estero, dove a livello di classe dirigente non vi e' piu' fiducia che vengano prese le decisioni necessarie, mentre a livello popolare l'Italia e' oggetto di ironia, scherno e derisione''.