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Morto Arnaldo Forlani, storico leader della Democrazia Cristiana

L'ex presidente del Consiglio si è spento a 97 anni nella sua abitazione di Roma. Il governo ha disposto i funerali di Stato e il lutto nazionale


E' morto Arnaldo Forlani.

Ex presidente del Consiglio e uno dei massimi esponenti nazionali del partito della Democrazia Cristiana, Forlani aveva 97 anni. A dare la notizia della morte, avvenuta nella sua abitazione di Roma, è stato il figlio Alessandro. Nato a Pesaro, Forlani è stato presidente e vicepresidente del Consiglio dei ministri, ministro degli Affari esteri, ministro della Difesa e delle Partecipazioni statali. Ha ricoperto il ruolo di segretario della Democrazia Cristiana tra il 1969 e il 1973 e poi nel tra il 1989 e il 1992. Previsti funerale di Stato e lutto nazionale.

 

 

La nota del governo - "A seguito della scomparsa dell'ex presidente del Consiglio dei Ministri, Arnaldo Forlani, è stata disposta, dall'8 al 10 luglio 2023, l'esposizione a mezz'asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell'intero territorio nazionale e sulle sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all'estero". Lo rende noto la Presidenza del Consiglio sul sito del governo, spiegando che "il 10 luglio 2023, giornata di celebrazione delle esequie di Stato, è dichiarato lutto nazionale". 

 

Arnaldo Forlani avrebbe compiuto 98 anni l'8 dicembre. È stato uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana, politico di rango che ha ricoperto diversi incarichi apicali non solo come segretario della Balena Bianca ma anche nel governo. Per molti anni era stato il principale collaboratore di Amintore Fanfani nella corrente politica "Nuove Cronache", che aveva abbandonato agli inizi degli anni 80 per dare vita con Antonio Gava e Vincenzo Scotti alla corrente "Azione Popolare" (o "Grande centro"). 

 

Fu presidente e vicepresidente del Consiglio, ministro degli esteri, della difesa e delle partecipazioni statali. E' stato segretario della Democrazia Cristiana nel quadriennio 1969-1973 ed in seguito nel triennio 1989-1992, gli anni del CAF, l'acronimo che giornalisticamente indicava il triangolo del potere politico costituito da Forlani insieme a Giulio Andreotti e Bettino Craxi. Per un lungo periodo è stato presidente del Consiglio nazionale del partito. Candidato alla presidenza della Repubblica nel 1992, fu ostacolato dal fuoco amico all'interno della Dc. Il "coniglio mannaro", come lo definì Gianfranco Piazzesi, scrittore e giornalista, nonché collaboratore de "Il Giornale" di Indro Montanelli, è diventato uno dei politici italiani più longevi.

 

Dal 18 ottobre 1980 al 26 giugno 1981 Forlani è stato presidente del Consiglio guidando un quadripartito formato da DC, PSI, PSDI e PRI. Il suo governo consentì alla DC di ritrovare la sua unita' interna, sia nella riunione del Consiglio nazionale del dicembre 1980 sia in quella del marzo 1981. Forlani dovette affrontare una serie di difficili prove, dal terrorismo che continuava a colpire gli uomini di spicco della DC, all'attentato a papa Giovanni Paolo II, fino alla sconfitta del referendum sull'aborto e allo scandalo della loggia P2, che lo portò alle dimissioni. Il XVIII Congresso nazionale del partito elesse nuovamente Arnaldo Forlani alla segreteria.

 

Gli anni del CAF

 Nel 1989 Forlani gestì una lunga crisi chiusa dalla costituzione del sesto governo Andreotti con la maggioranza di pentapartito. Nacque così il cosiddetto CAF, un asse politico tra Craxi, Andreotti e Forlani, che fu il perno della politica italiana per la restante parte della legislatura fino alle elezioni del 1992. Il 1992 vide anche l'inizio in Italia delle inchieste della Procura di Milano (Tangentopoli) che colpiranno prima il PSI e poi la DC, determinandone la crisi e la dissoluzione. In questo clima si tennero le elezioni politiche del 5 aprile 1992, che videro la democrazia cristiana perdere quasi il 5% alla Camera e la nascita dell'ultimo quadripartito guidato dal socialista Giuliano Amato. Ebbe cosi' fine l'esperienza del CAF e la stessa carriera di Forlani, sconfitto dai franchi tiratori nella corsa al Quirinale, costretto alle dimissioni da segretario e poi sottoposto a procedimenti giudiziari nell'ambito dell'inchiesta Mani pulite.

 

La fine della carriera politica

 In seguito al tracollo dello scudo crociato in termini di consensi e l'inizio dell'inchiesta di Mani pulite, si dimetterà da Segretario nell'ottobre del 1992 proseguendo la sua attività di deputato in modo defilato e non si presenterà alle elezioni politiche del 1994 dopo una permanenza nel Parlamento durata per nove legislature, dal 1958. Nel processo Enimont Forlani ricevette un avviso di garanzia e venne condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per finanziamento illecito. La pena fu sostituita con l'affidamento al servizio sociale ed espiata attraverso la collaborazione con la Caritas. Dirà di ritenere ingiusta la condanna inflittagli e di accettarla in spirito socratico come la sua cicuta da bere.

 

Mattarella: "Lascia un segno di grande rilievo nella storia della Repubblica"

 "Apprendo con commozione la notizia della scomparsa di Arnaldo Forlani, e desidero esprimere ai figli e ai familiari i sentimenti della mia solidarietà e vicinanza". Lo dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Forlani è stata una personalità di spicco della Repubblica per una lunga stagione, e la sua azione nel governo e nel partito di maggioranza relativa ha contribuito all'indirizzo del Paese, alla sua crescita democratica, allo sviluppo economico e al consolidamento del ruolo italiano in Europa, nell'Alleanza Atlantica, nel consesso internazionale. Lascia un segno di grande rilievo nella storia repubblicana", aggiunge. "È stato presidente del Consiglio in una fase di profondi cambiamenti, ha ricoperto diversi e rilevanti incarichi ministeriali, è stato eletto in Parlamento per oltre 35 anni e ha concluso l'attività parlamentare al Parlamento europeo", argomenta ancora Mattarella. "La formazione cattolico democratica lo ha spinto fin da giovanissimo all'impegno politico, prima nella sua Pesaro, poi assumendo funzioni sempre più rilevanti nella Democrazia Cristiana di cui è stato protagonista e leader in passaggi cruciali, non solo per il suo partito ma per l'intero Paese. La fermezza delle posizioni si univa in lui con stile di cortesia e con atteggiamento rispettoso con gli interlocutori anche di posizioni contrapposte, atteggiamenti che assumevano essi stessi un valore politico e democratico", conclude.

 

Pierferdinando Casini: "Profondamente commosso"

 Tra i primi a ricordare Forlani è stato Pierferdinando Casini, che nella Democrazia Cristiana era stato molto vicino a Forlani. "Sono profondamente commosso per la scomparsa di Arnaldo Forlani, il Segretario della DC di cui mi onoro di essere stato collaboratore - ha detto -. Ha servito la politica e non se ne è mai servito. Ha avuto grandi soddisfazioni nella sua vita pubblica e altrettante amarezze. Ha affrontato il tutto con una profonda fede cristiana e con una grande umanità. Nei prossimi giorni ci sara' tempo per riflettere sul suo lavoro politico: europeista, atlantista ha sempre difeso con forza la collaborazione tra DC e socialisti. È forse l'ultimo dei grandi protagonisti della Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, a cui dobbiamo dire grazie e addio".

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