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Usa, marines nude su Facebook: il Pentagono apre un'inchiesta

Si chiama "Marines United" la pagina segreta usata per condividere immagini di soldatesse senza veli, corredate da commenti osceni

Scandalo social per la Marina Militare americana: alcuni marines avrebbero condiviso fotografie di soldatesse nude, veterani e altre donne su una pagina segreta di Facebook intitolata "Marines United".

Il Pentagono ha aperto un'inchiesta e le fotografie sono state rimosse.  "Prendere di mira in maniera inappropriata uno dei nostri marine, sia online o in altro modo, è di cattivo gusto e mostra una mancanza di rispetto", ha dichiarato il generale Robert Neller.

Il generale Neller non ha voluto rilasciare altri commenti diretti sullo scandalo, rivelato in primo luogo da The War Horse, una organizzazione no-profit gestita dal veterano Thomas Brennan, poi successivamente pubblicato sul sito Reveal. "Mi aspetto che i marines diano il meglio di se stessi come esseri umani, colleghi e militari".

Il Naval Criminal Investigative Service sta ora indagando ma al momento non è precisato il numero di militari e altri membri del servizio coinvolti che rischiano la corte marziale. Un funzionario, parlando a condizione di anonimato perché non era autorizzato a discutere direttamente di questioni relative al personale, ha detto che almeno un contractor è stato licenziato a causa di questo scambio.

In risposta alla relazione, il sergente Ronald L. Green, uomo di punta nel Corpo, ha dichiarato che "questi comportamenti negativi sono assolutamente contrari a ciò che noi rappresentiamo." "Siamo grati che Brennan abbia notificato al Corpo e all'NCIS ciò che ha visto sulla pagina Facebook di Marines United - ha detto il portavoce, il capitano Ryan E. Alvis -  perché ci ha permesso di agire immediatamente per individuare e rimuovere immediatamente le foto esplicite e di prepararsi a sostenere le potenziali vittime."

Secondo le prime informazioni sarebbero almeno 12 le donne in servizio attivo identificate dalle fotografie. Altri scatti sono stati anche pubblicati e collegati tramite link di Google Drive. Gli account sui social media dove avveniva la condivisione sono stati rimossi da Facebook e Google su richiesta del corpo. Un documento interno, ottenuto da The Associated Press, rivela che un ex marine condivideva dei contenuti su Google Drive e aveva un seguito di circa 30.000 utenti. Per Ryan Alvis "questo comportamento distrugge il morale, la fiducia, e l'individuo."