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Tunisia, dopo la strage di Sousse il governo chiude 80 moschee

Lo ha annunciato il premier Habib Essid, spiegando che si tratta di luoghi non controllati e in cui si pratica "lʼincitamento alla violenza"

Seifeddine Rezgui, presunto attentatore Tunisia, Sousse
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Il governo tunisino ha deciso la chiusura di 80 moschee non controllate dallo Stato, per incitamento alla violenza. Lo ha annunciato il premier Habib Essid. Nel massacro di Sousse, avvenuto venerdì e rivendicato dall'Isis, sono state uccise 39 persone, per la maggior parte turisti stranieri.

Isis rivendica attentati Tunisia e Kuwait - Nella notte tra venerdì e sabato è arrivato attraverso i social network la rivendicazione dell'Isis per l'attacco compiuto sui due resort in Tunisia, dove hanno perso la vita 39 persone. Il gruppo estremistico islamico si attribuisce la paternità della mattanza compiuta a Sousse. Poco prima, sempre Isis, aveva annunciato di aver organizzato anche il sanguinoso attentato a Kuwait City costato la vita a 27 persone.

Terrorista era incensurato - Uno dei terroristi si chiamava Seifeddine Rezgui ed era uno studente di 23 anni di Qayrawan, città santa a 60 chilometri da Sousse. Il giovane risultava incensurato. Secondo le autorità locali, il suo nome di battaglia era Abu Yahya al-Kairouani.

Trovato il suo cellulare - E' stato intanto trovato il cellulare gettato in mare da Seifeddine Rezgui, uno degli autori dell'attentato terroristico. Testimoni oculari avevano riferito che l'uomo aveva fatto una telefonata e poi gettato il suo cellulare in mare prima di dar luogo all'attacco. Le autorità sperano di ricavarne informazioni utili a chiarire gli aspetti dell'accaduto.

Venerdì di sangue, terrore globale