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Svizzera, aliante si schianta sul ghiacciaio del Giétro: morto il pilota

Il velivolo è stato ritrovato a un'altitudine di 3.280 metri. A guidarlo un elvetico di 72 anni, residente nel Canton San Gallo. In corso le indagini per chiarire la dinamica dell'incidente

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Polizia cantonale del Vallese

Tragedia in Svizzera, nel Canton Vallese.

Un elvetico di 72 anni, residente nel Canton San Gallo, si è schiantato con il suo aliante sul ghiacciaio del Giétro, in Val di Bagnes. Per lui non c'è stato nulla da fare. Alle 18.30 di martedì 16 agosto, alla centrale operativa dell'Aeronautica militare svizzera è arrivata la segnalazione della scomparsa del velivolo, ritrovato poche ore dopo a un'altitudine di 3.280 metri, ridotto a un relitto. Il pilota era solo a bordo.

Dinamica da chiarire - A riportare la notizia è Ticinonline. L'aliante era partito dall'aeroporto di Bad Ragaz, comune del Canton San Gallo. L'ultima rilevazione prima della tragica scoperta dava il velivolo nella zona del Grand Combin, il massiccio tra la Val di Bagnes e la Val d'Entremont.

In corso le indagini del Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza e della polizia cantonale del Vallese, che cercheranno di capire cosa sia accaduto al pilota.

 

Antartide, l'Endurance riemerge dai ghiacci: scoperto il relitto della leggendaria nave dell'esploratore Shackleton

A 107 anni dal suo affondamento è stata ritrovata nelle acque antartiche la celebre nave Endurance dell'esploratore britannico Sir Ernest Shackleton. Il relitto è stato ritrovato sul fronte del Mare di Weddell, a ridosso del "Continente di ghiaccio". Quella dell'Endurance è stata una delle più grandi avventure d'esplorazione di tutti i tempi, terminata però in tragedia con un naufragio il 21 novembre 1915. L'obiettivo della spedizione era di attraversare l'Antartide via terra, passando dal Polo Sud con slitte trainate da cani e coprendo una distanza di quasi 3mila chilometri. La nave restò intrappolata nel ghiaccio per mesi prima di affondare e Shackleton e il suo equipaggio riuscirono a effettuare un'incredibile fuga a piedi e su piccole imbarcazioni. La nave, considerata un monumento dell'Antartide e perciò non manomessa, si è conservata in buono stato anche se si trova a 3mila metri di profondità da oltre un secolo. Secondo gli scienziati, l'assenza di organismi che si nutrono del legno e le temperature basse del fondale hanno preservato ottimamente il relitto. Il nome dell'imbarcazione è infatti ancora ben visibile.

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