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Gb, un secolo di suffragette: 100 anni fa la conquista del diritto di voto alle donne

La battaglia delle eroine vestite di nero raggiunse il suo apice il 6 febbraio 1918, giorno in cui fu approvato il Representation of the People Act

Gb, un secolo di suffragette: 100 anni fa la conquista del diritto di voto alle donne - foto 1
ipa

Cento anni fa un gruppo di coraggiose donne britanniche misero a segno una conquista destinata a fare la storia.

Stiamo parlando delle suffragette, che il 6 febbraio 1918 riuscirono a far approvare il Representation of the People Act, la legge che aprì le porte del voto femminile in Gran Bretagna e Irlanda. La storia, come sappiamo ha dato loro ragione. Ora si tratta di ristabilire l'onore postumo anche sulle fedine penali marchiate dalla macchina repressiva d'un tempo.

L'appello alla riabilitazione definitiva delle "eroine" vestite di nero che furono imprigionate in seguito alle proteste è stato lanciato dalla Fawcett Society, organizzazione che prende il nome da una della eroine vestite di nero della parità dei diritti: Millicent Garrett Fawcett.

Perché "suffragette"? - Come è intuibile, il termine "suffragette" deriva dalla parola "suffragio". Fu utilizzato per la prima volta nel 1906 dal quotidiano inglese Daily Mail per definire con sfumatura dispregiativa la Women's Social and Political Union (Wspu), uno dei gruppi che da decenni spingevano, appunto, per il suffragio femminile. La Wspu era nata tre anni prima a Manchester dall'attivista Emmeline Pankhurst. Ben presto il nome "suffragette" cominciò a essere adoperato anche dalle attiviste stesse. In realtà già qualche decennio prima, dal 1870 circa, si registrarono altre organizzazioni militanti che portavano avanti rivendicazioni simili: furono chiamate "suffragiste".

"Buone" contro "cattive" - Alcune suffragette furono condannate per atti di violenza e incendi dolosi, segnando di fatto una divisione interna al movimento tra le figure più moderate e "integrate", come la Fawcett, da militanti irriducibili quali Emmeline Pankhurst, Emily Davison o Flora Drummond, riunite sotto le insegne più radicali della Woman's Social and Political Union. Persone che andarono consapevolmente incontro alla galera (oltre 1.300 le donne arrestate in quegli anni) e alle quali invece - giura il vecchio socialista Corbyn - un governo del Labour sarebbe pronto ad assicurare senza incertezze la cancellazione di ogni sentenza. Condita da "scuse ufficiali".

Il Representation of the People Act, approvato il 6 febbraio 1918, fu una pietra miliare che garantì il diritto di voto a 5,6 milioni di donne sopra i 30 anni in terra britannica, nonché a tutti gli uomini senza distinzione di censo dai 21 anni in su (dai 19 se reduci dagli orrori della Prima guerra mondiale). Anche se per il pieno accesso femminile alle urne su base paritaria si dovette attendere ancora: il 1922 in Irlanda, addirittura il 1928 nel Regno Unito.