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Olanda, è crisi di governo: il Rutte quater cade sui migranti

La coalizione si è spaccata sull'approvazione delle misure volte a limitare il ricongiungimento familiare dei migranti. Si tornerà al voto a metà novembre

<address>7 luglio 2023 - Mark Rutte rassegna le dimissioni sue e dell'intero governo</address>
Afp

È crisi di governo in Olanda: l'esecutivo guidato da Mark Rutte, il quarto con lo stesso primo ministro, è caduto su alcune misure su migrazione e asilo, la cui approvazione ha spaccato l'alleanza di governo.

In conferenza stampa Rutte ha parlato di "divergenze insormontabili" e ha quindi ufficializzato le dimissioni, consegnate poi al re in forma scritta. L'esecutivo proseguirà i lavori per il disbrigo degli affari correnti. Secondo quanto riferiscono i media locali, le elezioni sono previste per metà novembre.

 

La coalizione

 La coalizione alla guida del IV governo Rutte era formata dal Partito popolare per la libertà e democrazia (Vvd), di cui è membro lo stesso primo ministro, dai liberali di D66, dai cristiano democratici dell'Appello cristiano democratico (Cda) e dai calvinisti dell'Unione cristiana (Cu).

 

 

La crisi sui migranti

 Rutte e l'Appello cristiano democratico spingevano per una limitazione netta del ricongiungimento familiare per i migranti. L'altra metà dell'alleanza, i liberali del partito D66 e i calvinisti dell'Unione cristiana, si sono opposti. Nella notte tra giovedì e venerdì è partita l'ultima, cruciale, trattativa. E alla fine Rutte ha dovuto alzare bandiera bianca.

 

La nascita del Rutte quater

 Il quarto esecutivo guidato dal ministro-presidente (questo il nome ufficiale del capo di governo dei tulipani) aveva avuto un parto travagliatissimo. Il partito Vvd, nel marzo del 2021 aveva vinto le elezioni senza però ottenere la maggioranza per governare da sola, cosa che in Olanda è praticamente sempre accaduta. Questa volta, tuttavia, i negoziati per la formazione dell'esecutivo erano stati più difficili. Dopo ben 271 giorni di trattative, nel gennaio del 2022, il governo Rutte IV vedeva la luce con la sponda decisiva dei liberali di D66, che ottenevano il cruciale ministero delle Finanze, assegnato a Sigrid Kaag.

 

Il primo campanello d'allarme

 Di lì in poi il governo olandese ha comunque navigato in acque agitate. Fino al primo, vero campanello d'allarme: le elezioni locali stravinte nella scorsa primavera dal neonato partito degli agricoltori (Bbb), formazione dalla verve populista e, soprattutto, contraria alle politiche ambientali che hanno proprio in un olandese, il vice presidente della Commissione Ue Frans Timmermans, il massimo esponente.

 

Vani i tentativi di mediazione

 A far deflagrare esecutivo de L'Aia, tuttavia, è stato il dossier migranti e la questione del ricongiungimento familiare. Un ultimo tentativo di mediazione era stato messo sul tavolo dal segretario di Stato Eric Van der Burg, che prevedeva lo stop temporaneo ai ricongiungimenti familiari in caso di eccessivo aumento di flussi i migratori. Per i liberali e, soprattutto, per l'Unione cristiana, la misura restava eccessivamente severa. La trincea calvinista non è caduta. A cadere è stato il governo.

 

Le possibili ricadute in Europa

 In Europa la fine dell'esecutivo Rutte è destinata a sferrare un altro colpo all'asse centrista che finora ha fatto da architrave alle scelte di Bruxelles. Il suo partito è membro dei liberali di Renew ed è al governo dall'ottobre del 2010. Assieme all'ungherese Viktor Orban (la cui carica da primo ministro è più vecchia di pochi mesi), Rutte è il capo di governo che continuativamente è stato al suo posto per più tempo in Europa.

 

Da decifrare la strategia di Rutte

 E mentre la destra festeggia - "Adieu Rutte", ha scritto su Twitter il leader del Pvv Geert Wilders - resta tutta da decifrare la strategia di Rutte. Per l'ex aspirante pianista prestato alla politica, tuttavia, la sfida di tornare al governo per la quinta volta potrebbe essere quella più difficile.

 

 

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