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Lavoro sommerso, l'Ue in campo con una piattaforma per una soluzione

Intervistato da TgCom24, l'economista e commissario Ue László Andor spiega alcuni provvedimenti europei volti a combattere il fenomeno

14 Apr 2014 - 12:13
 © sito-ufficiale

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Quante volte sentiamo parlare di lavoro nero, di contributi non versati, di accordi "sulla parola". In alcune zone del nostro Paese - addirittura - esiste ancora il caporalato che, spesso, è strettamente collegato allo sfruttamento degli immigrati. Ma non solo. Eppure non siamo fra i peggiori d' Europa. La Commissione europea ha proposto nei giorni scorsi la creazione di una piattaforma per migliorare la cooperazione fra gli Stati al fine di prevenire il lavoro sommerso e di scoraggiarne l'uso in modo più efficace. La piattaforma riunirà diversi organismi nazionali di contrasto coinvolti nella lotta verso un fenomeno che reca grave pregiudizio alle condizioni lavorative, alla concorrenza leale e ai bilanci pubblici. A tale proposito abbiamo intervistato László Andor, economista ungherese e commissario Ue responsabile per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione.

Innanzitutto, per chi legge, possiamo specificare che cosa significa lavoro sommerso?
In realtà, non abbiamo una definizione comune del fenomeno, gli Stati membri lo definiscono in modo molto diverso. . In generale, a livello comunitario consideriamo lavoro sommerso "qualsiasi attività lecita, retribuita, ma non dichiarata alle autorità pubbliche". Importante sottolineare che si tratti di attività lecite perchè in questo caso, corruzione e traffico di droga non sono considerati lavoro sommerso. Per cercare di riassumere, il tipo più comune di lavoro sommerso è quello svolto come impegno formale e può essere parzialmente o completamente sommerso. Può avvenire in vari luoghi di lavoro, dagli uffici alle fabbriche.

Possiamo dare un esempio concreto di uno fra i tanti episodi che ha spinto la Ue a prendere dei provvedimenti?
Il lavoro sommerso si verifica in tutti i tipi di settori economici, sia all'interno dei Paesi membri e oltre i confini. Ecco alcuni esempi che abbiamo monitorato. Un operaio specializzato che lavora in una grande azienda, secondo la sua busta paga, si guadagna lo stipendio minimo. Tuttavia, in aggiunta a quello ottiene una quantità simile dal suo datore di lavoro "cash-in-mano". Altro esempio: quello di una guardia giurata assunta per lavorare per una società, senza firmare alcun contratto. Questo sarebbe un caso di lavoro completamente sommerso e, in caso di incidente, potrebbe avere gravi conseguenze per il lavoratore, poiché manca qualsiasi tipo di assicurazioni o di protezione sociale. Per finire molto comune il caso dell'assistente di cura per anziani che offre i suoi servizi completamente "in nero". Il soggetto in causa in questo caso non è interessato a dichiarare il suo lavoro, perché in questo modo può realmente guadagnare più che pagando le tasse e i contributi previdenziali.

Quali sono a tale proposito i dati dell'Ue? In quali Stati questo fenomeno è più frequente?
Secondo l'ultimo sondaggio di Eurobarometro, il 4% degli intervistati ha ammesso di aver svolto attività "in nero", considerate sommerse. I dati più elevati arrivano da Lettonia, Olanda ed Estonia (11% ciascuno), il più basso da Malta (1%) e Irlanda, Italia, Cipro, Portogallo e Germania (2% ciascuno). Secondo un altro sondaggio circa un europeo su 10 ha ammesso di aver favorito il lavoro sommerso (acquistando prodotti senza pagare le tasse, o svolgendo lavoro in nero).

I dati che abbiamo appena letto sono solo quelli che si riferiscono agli intervistati. Naturalmente i numeri sono ben più alti. In Italia il lavoro sommerso è arrivato ad essere il 20% rispetto al Pil. Come funzionerà allora questa nuova piattaforma?
La piattaforma serve per affrontare tutte le questioni relative al lavoro sommerso coprendo tutti gli aspetti (diritto del lavoro, ispezioni del lavoro, salute e sicurezza, sicurezza sociale, fiscale, migrazione, ecc.) legati al fenomeno. Riunisce tutti i corpi di polizia coinvolti nella lotta contro il lavoro sommerso, gli ispettorati del lavoro e della previdenza sociale e fiscale e autorità di migrazione, così come altri attori, quali rappresentanti di livello Ue dei datori di lavoro e dipendenti. La proposta prevede che tutti gli Stati europei debbano essere membri della piattaforma perchè un problema che coinvolge tutti. La partecipazione congiunta fondamentale soprattutto per affrontare anche le situazioni transfrontaliere. Questa struttura è un' unione di forze competenti. Si propone di cooperare con due agenzie europee esistenti: Eurofound e Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha). La prima è un'agenzia che fornisce i dati per aiutare l'Unione europea nello sviluppo delle politiche sociali e lavoro-correlato. Eu-Osha invece lavora nel campo della salute e della sicurezza: progetta strumenti pratici per valutare i rischi sul luogo di lavoro e identifica e valuta i rischi nuovi ed emergenti.


Quali risultati si aspetta la Ue e in quanti anni?

Il Lavoro sommerso priva i lavoratori della protezione sociale, mette a rischio la loro salute e sicurezza e norme del lavoro si abbassa. Mina la concorrenza leale per imprese e mette a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche e sistemi di sicurezza sociale. Alla fine ci perdono tutti. Ecco perché la Commissione è pienamente impegnata a sostenere gli Stati membri nella lotta contro questo flagello, così siamo in grado di proteggere i lavoratori, il campo di gioco per aziende di livello e salvaguardare il gettito fiscale. La piattaforma dovrebbe realizzare i suoi obiettivi in due anni; naturalmente il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri Ue saranno sempre aggiornati sulle attività e sui progressi che si faranno.