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La mente dell'11/9 scrisse a Obama: "Ecco perché abbiamo colpito"

In 18 pagine Khalid Shaykh Muhammad, detenuto a Guantanamo, accusa gli americani. E cita anche lʼItalia, rea di lasciare campo libero alla Cia

"Avete le mani lorde del sangue dei nostri fratelli, sorelle e bambini uccisi a Gaza, Waziristan, Yemen, Iraq, Libia, Afghanistan, Somalia e altre parti del mondo".

E' quanto scrive Khalid Shaykh Muhammad, la mente degli attacchi dell'11/9, dalla sua cella di Guantanamo. Sono 18 pagine di accuse agli americani indirizzate a Obama. Una lettera scritta nel 2015 ma recapitata solo negli ultimi giorni di presidenza. E anche l'Italia viene citata.

Il Miami Herald pubblica la missiva - E' stato il quotidiano Miami Herald a rendere noto il contenuto della lettera. A recapitarla alla redazione, uno degli avvocati difensori di Khalid Shaykh Muhammad, dirigente pakistano di Al Qaeda e imprigionato dalla Cia nella prigione di Guantanamo. Lui è considerato una delle menti degli attacchi dell'11 settembre contro gli Stati Uniti. "Non siamo noi ad aver iniziato la guerra ma voi e i vostri dittatori nelle nostre terre", scrive Khalid Shaykh. La lettera per ordine del tribunale militare che lo sta processando non è però arrivata subito nelle mani di Obama. Il presidente ne è venuto a conoscenza solo pochi giorni prima dell'insediamento di Trump.

Una vendetta contro la politica americana - E' stata una vendetta, questo scrive l'ex braccio destro di Osama Bin Laden, per le politiche americane. E non mancano le battute contro Obama definito un "avvocato brillante che ben conosce i diritti umani e che può uccidere il suo nemico senza processo e gettarne il cadavere nel mare anziché consegnarlo alla famiglia per una umana sepoltura". Il riferimento è chiaramente all'uccisione di Osama Bin Laden il cui corpo è stato gettato in un posto segreto nell'Oceano Indiano per evitare la creazione di luoghi di culto da parte dei terroristi.


Scritta durante l'occupazione di Gaza - La missiva, secondo i legali di Khalid Shaykh Muhammad, è stata scritta sull'onda emotiva legata all'occupazione e ai bombardamenti da parte degli israeliani su Gaza nel 2015. "Khalid Shaykh è irritato dalla politica estera americana ed è perfettamente convinto che gli Usa abbiano firmato un assegno in bianco per Israele", ha detto l'avvocato David Nevin. E l'odio profondo che prova nei confronti degli americani lo si evince anche quando parla della sua possibile uccisione, visto che rischia la pena capitale: "Non chiederò mai pietà a te o al tuo tribunale, fate quello che volete, la mia libertà, la mia prigionia e la mia morte sono una maledizione su tutti i malfattori e i tiranni".
Anche l'Italia citata: "Piegati agli americani" - Nella lettera l'ex esponente di Al Qaeda accusa la Cia, l'Fbi, la comunità ebraica di Brooklyn e la destra cristiana. Ma anche i Paesi amici, tra cui l'Italia. Sia per le basi concesse sul nostro territorio ma anche per la libertà che concede ai servizi americani.

Il caso Abu Omar - Khalid Shaykh Muhammad fa un parallelismo tra il rapimento di un soldato israeliano (poi ucciso) definito da Obama come un atto barbaro e quello di Abu Omar, l'imam rapito a Milano e torturato in Egitto. L'Italia viene citata come il Paese che ha permesso agli agenti della Cia di agire indisturbati nel "rapire uno studioso egiziano mentre stava recandosi alla preghiera del mattino". Ma anche il presunto neo "colonialismo" del nord Africa è elemento di accusa nei nostri confronti.

Se mi ucciderete sarò felice - Nel finale della sua lettera Khalid Shaykh Muhammad parla della sua morte: "Se sarò condannato all'ergastolo sarò felice di pregare Allah tutti i giorni ma se dovessi essere condannato a morte sarò ugualmente felice perché incontrerò Allah, i profeti e anche i miei migliori amici che avete ucciso, come Osama Bin Laden".