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Impero Trump ai figli, critiche dall'agenzia etica Usa: rotta prassi

Per molti analisti, il presidente eletto rischia di essere al centro di numerosi conflitti di interesse

Il direttore dell'agenzia etica del governo federale, Walter Shaub, ha criticato il piano del presidente eletto Donald Trump per mantenere il suo impero economico affidandone la gestione ai figli anziché vendere i suoi asset.

Shaub, nominato da Barack Obama nel 2013, ha sottolineato che tale soluzione lo espone ad una potenziale serie di conflitti di interesse e infrange una prassi quarantennale seguita da presidenti di entrambi i partiti.

"Trump presidente ricattabile ed esposto a conflitti di interesse" - Secondo l'opinione di molti analisti e osservatori, il problema è che Donald Trump sarà un presidente non solo forse ricattabile dalla Russia (se il dossier compromettente da lui liquidato come "fake news" dovesse avere qualche fondamento) ma anche esposto ai conflitti di interesse, ingigantiti dalla nomina del genero Jared Kushner a consigliere senior sfidando la legge contro il nepotismo.

La soluzione di Trump che non convince - La soluzione proposta per risolverli non è infatti né un blind trust indipendente né la vendita di tutti gli asset, come raccomandavano gli esperti. Uno dei suoi avvocati, Sheri Dillon, ha spiegato che il tycoon rinuncerà non alla proprietà ma alla gestione dei suoi asset, facendoli confluire in un trust che verrà gestito dai due figli Donald jr e Eric e da un suo socio di lunga data. Ivanka invece resterà fuori, ma anche lei si appresta a separarsi in qualche modo dalle proprie aziende di vestiti e gioielli per non creare problemi al marito Jared.

"Non parlerò con loro", ha assicurato Trump, come se bastasse la sua parola come garanzia e potesse ignorare che ogni suo atto avrà potenziali conseguenze dirette o indirette sul business di famiglia. Ad esempio nel supervisionare le regole sulle banche e su Wall Street, dove i suoi debiti sono spalmati nelle mani di almeno 150 istituzioni finanziarie, secondo il Wsj. O negoziando con leader di Paesi stranieri dove la sua holding possiede hotel, campi di golf o altri asset.

Trump e lo stop a nuovi accordi con partner stranieri - Per evitare conflitti di interesse fuori degli States, il presidente eletto pensa sia sufficiente l'annuncio che la Trump organization si asterrà da nuovi accordi con partner stranieri, come ha già fatto negli ultimi tempi, rinunciando anche ad una offerta da 2 miliardi di dollari della Damac Properties di Dubai. E, pur ritenendo non applicabile al suo caso il divieto costituzionale per i dirigenti del governo federale di ricevere pagamenti o regali da governi stranieri, ha deciso di versare al tesoro come "misura volontaria" i profitti (ma non i ricavi) dei clienti stranieri dei suoi hotel.

La sua holding continuerà invece a lavorare in Usa, sottoponendo ogni nuova operazione ad un consigliere etico, che però sarà scelto dal presidente e i cui parametri di giudizio non sono ancora stati fissati.

Il rifiuto a rendere pubblica la dichiarazione dei redditi - Come se non bastasse, Trump ha ribadito che non renderà pubblica la sua dichiarazione dei redditi ("interessa solo a voi giornalisti"), diventando il primo presidente di cui non si conosce la situazione finanziaria.